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296 della propagazione artificiale delle piante.

semi. Il seme dà bensì origine alla pianta tipo, ma questa non conserva le varietà create dalla coltura, o trasportate da lontani paesi; la nuova pianta conserva i principali caratteri della pianta madre, ma tende ad uniformarsi alle nuove condizioni di clima o di terreno, se trattasi di pianta non indigena; o tende a ridursi al tipo primitivo della specie se è modificata dall’arte. Il seme per esempio d’una pianta proveniente da un clima più freddo, darà luogo ad una pianta consimile, ma più rigogliosa, con midollo più largo, con legno più poroso, con foglie più larghe, e frutto più grosso, più amilaceo, più dolce e più colorito. All’incontro, se il seme sarà originario di paese più caldo, la pianta riuscirà di una tessitura più compatta, ma sarà meno rigogliosa, avrà le foglie più piccole, ed i frutti più piccoli, meno amilacei, meno dolci e meno coloriti.

Questo noi vediamo accadere tuttodì coi grani de’ cereali che ci vengono da lontane regioni, i quali se dapprincipio ci mostrano caratteri alquanto diversi dei nostrali, dopo pochi anni si modificano in maniera da non esserne più distinti. Lo stesso accade colle piante da frutto, singolarmente se di climi più caldi, quali sono il pesco, il meliaco, la vite, il gelso, ecc., che, se vengono riprodotte per semi, danno origine ad una pianta i cui caratteri principali sono conservati, ma ridotti al tipo selvatico; cioè, la pianta si presenta meno rigogliosa, con foglie più piccole, ed il frutto si mostra più tardi e si fa più piccolo e più aspro, scomparendo così le varietà procurate dalla coltura e dall’innesto. E ciò avviene perchè il seme nel suo germogliare meglio permette all’organizzazione interna della pianta di modellarsi e modificarsi dietro le circostanze atmosferiche e terrestri nelle quali si trova, e dare così al suo primo sviluppo i caratteri speciali voluti da queste influenze.

§ 303. Per impedire queste modificazioni s’immaginò di riprodurre la pianta per mezzo di alcuna delle sue parti che, a differenza del seme, più non potesse subire notevoli cambiamenti di costituzione intima; acciò si scelsero le gemme ed i giovani rami, posti in circostanze tali di mettere radici e rami al pari d’una pianta ottenuta da seme.

Questo modo di propagazione fu detto artificiale perchè in natura non succede, fuorchè per qualche casualità. A tale scopo si usano le gemme, i piantoni o talee, i tuberi, le margotte, le propaggini e l’innesto.