Pagina:Carli - Noi arditi, 1919.djvu/59

Da Wikisource.

L’ardito Felice Miglio, adocchiata una mitragliatrice nemica che prendeva d'infilata la sua compagnia, da solo, senza alcun ordine, si scagliò contro l’arma, uccise a pugnalate i serventi, e aprì la via alla vittoria dei suoi.

L’aiutante di battaglia Tommaso Manzi col petto squarciato da una scheggia di bombarda, al suo capitano che voleva farlo trasportare al posto di medicazione, rispondeva: « Gli Arditi d’Italia muoiono guardando in faccia al nemico! ».

Il tenente Trebbiani, incaricato di fare con la sua compagnia un audace colpo di mano, si spingeva arditamente dentro le linee nemiche. Di lui non si seppe più nulla. Quando, alcuni giorni dopo, gli austriaci si ritirarono da Zenson, il suo corpo fu trovato circa 300 metri avanti agli ultimi nostri cadaveri. Attorno gli stavano numerosi nemici morti. Egli ed un suo soldato (Bisesti) giacevano abbracciati in un ultimo fraterno abbraccio.

L’ardito Nicola De Lucia, piccolo portatore di lanciafiamme, classe 1899, durante la mischia si accorge che il suo apparecchio, bagnato dalla pioggia, non funziona. Si dovrebbe rinunciare a un attacco importante. Ma il fanciullo non rinuncia. Il suo comandante gli ave-


— 57