Pagina:Carli - Noi arditi, 1919.djvu/7

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atteggiamenti più tipici della nostra natura rovente di meridionali.

Facemmo per due anni e mezzo la guerra alla tedesca, ci macerammo nelle trincee, ci bucammo le carni nei reticolati, ci lasciammo automizzare in atti quotidiani monotoni, ripetuti all’infinito. Ci rassegnammo a perdere il ricordo della nostra personalità. Così voleva la Patria: bisognava inchinarsi. Fummo miracolosamente disciplinati e obbedienti. Ma lo sforzo che ci costava questa costrizione, la deformazione che essa operava sul nostro carattere fondamentale, che non poteva, no, smarrirsi, ma solo soffocare in silenzio, dovevano inevitabilmente reagire. Tutte le nostre vere forze compresse, martoriate, dal fondo dei nostri individui gridavano la loro angoscia, invocavano la liberazione.

Se si fosse udito prima questo grido di spasimo, se si fosse corso subito ai ripari, si sarebbe evitata la disavventura di Caporetto non solo, ma si sarebbe vinta la guerra, forse, un anno prima. La più grave colpa che gli uomini possano rinfacciarsi è quella di non capirsi a vicenda. L’assenza di acume psicologico, cioè d’intelligenza dei valori umani, è sempre la causa prima di tutti i drammi: in guerra conduce al disastro.

E noi non ci eravamo capiti. La gioventù


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