Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/121

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ricamati o compartiti, che gli vogliamo chiamare; ma de’ tessuti a listato, a fregiato, a fiorito e (come voi dite) «a vergato», non mai. E questa è una forma di tesserli che sará come quella donde intendo che cavate «venderezzo» e «vernerezzo» esser toscana pronunzia, e donde cavate di scriver «cianze» per«ciance», come fate in questa medesima censura ; il che direi che fosse error di scrittura, se non si vedessero neH’altre vostre cose simili e peggiori eresie nell’ortografia. Dove dite poi di non ci veder «modo di dir puro e naturale della lingua poetica», tenete per errori quelli che non sono, ne imputate quelli che non gli hanno fatti; e da vantaggio, mentre gli riprendete in altri, gli fate voi. Questa vostra zuffa di parole è della lingua poetica o della lingua d’oca? Quale è questa lingua poetica? Non è lo stil de’ poeti? E quale è il suo puro e naturai modo di dire? Non vedete che avete messa la scarpa manca dal piè dritto, dicendo che non ha quello che per l’ordinario non doverebbe avere? Percioché tanto è riprendere un poeta che non abbia il modo naturai di parlare, quanto dolersi del cuoco che non faccia i beccafichi a lesso. Voi si che non avete modo di dire né puro, né naturale, né propio della lingua; ma che piú? né anco necessario per farvi intendere. E che sia vero, chi v’intenderebbe mai quando dite: «Non mostrate queste cianze o le dite come mie a niuno»? Che volete dire: che le dica o non le dica? Perché non dite né l’una cosa né l’altra, e ne dite una si e l’altra no, volendo dir di non ambedue. Voi, per salvarvi in questo loco, avete scritto a un vostro amico, che questa particella «o» «ha forza di resumer la negazione». Questo non è vero, parlando della sua propia natura; perché la sua forza naturale è questa, di porre una cosa in loco d’un’altra, o che si nieghi o che s’affermi; e dal negato e dall’affermato depende, e non dalla negazione o dalPaffermazione. E per essaminare i medesimi essempi che gli avete addotti, quando il Petrarca dice:

cd altrove:

Non parlare o credere a lor modo,

.Temendo non fra via

Mi stanchi, o ’ndietro o da man manca giri;