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libro secondo. | 91 |
circa ciò dar gli saprei, eccetto le già date, le quali sin da
fanciullo, confessandosi, imparò il nostro signor Morello. Rise
quivi la signora Emilia, e disse: Voi fuggite troppo la
fatica, messer Federico: ma non vi verrà fatto, chè pur avete
da dire fin che l’ora sia d’andare a letto. — E s’io, Signora,
non avessi che dire? — rispose messer Federico. Disse la
signora Emilia: Qui si vedrà il vostro ingegno; e se è vero
quello ch’io già ho inteso, essersi trovato uomo tanto ingegnoso
ed eloquente, che non gli sia mancato subjetto per
comporre un libro in laude d’una mosca, altri in laude della
febre quartana, un altro in laude del calvizio: non dà il core
a voi ancor di saper trovar che dire per una sera sopra la
Cortegianìa? — Ormai, rispose messer Federico; tanto ne
avemo ragionato, che ne sariano fatti doi libri; ma poi che
non mi vale escusazione, dirò pur fin che a voi paja ch’io
abbia satisfatto, se non all’obligo, almeno al poter mio.
XVIII. Io estimo che la conversazione, alla quale dee principalmente attendere il Cortegiano con ogni suo studio per farla grata, sia quella che averà col suo principe; e benchè questo nome di conversare importi una certa parità, che pare che non possa cader tra ’l signore e ’l servitore, pur noi per ora la chiamaremo così. Voglio adunque che ’l Cortegiano, oltre lo aver fatto ed ogni dì far conoscere ad ognuno, sè esser di quel valore che già avemo detto, si volti con tutti i pensieri e forze11 dell’animo suo ad amare e quasi adorare il principe a chi serve, sopra ogni altra cosa; e le voglie sue e costumi e modi, tutti indirizzi a compiacerlo. — Quivi non aspettando più, disse Pietro da Napoli: Di questi Cortegiani oggidì trovarannosi assai, perchè mi pare che in poche parole ci abbiate dipinto un nobile adulatore. — Voi v’ingannate assai, rispose messer Federico; perchè gli adulatori non amano i signori nè gli amici, il che io vi dico che voglio che sia principalmente nel nostro Cortegiano; e ’l compiacere e secondar le voglie di quello a chi si serve si può far senza adulare, perchè io intendo delle voglie che siano ragionevoli ed oneste, ovvero di quelle che in sè non son nè buone nè male, come saria il giocare, darsi più ad uno esercizio che ad un altro; ed a questo voglio che il Cortegiano s’accom-