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Pagina:Castiglione - Il libro del Cortegiano.djvu/152

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136 il cortegiano


scepolo, disse: Domine magister, Deus det vobis bonum sero; e ’l Beroaldo subito rispose: Tibi malum cito. — Essendo ancor a tavola col Gran Capitano Diego. de Chignones, disse un altro Spagnolo, che pur vi mangiava, per domandar da bere: Vino47;— rispose Diego, Y no lo conocistes, — per mordere colui d’esser marrano. Disser ancor messer Jacomo Sadoleto48 al Beroaldo, che affermava voler in ogni modo andare a Bologna: Che causa v’induce così adesso lasciar Roma, dove son tanti piaceri, per andar a Bologna, che tulta è involta nei travagli? — Rispose il Beroaldo: Per tre conti m’è forza andar a Bologna, — e già aveva alzati tre dita della man sinistra per assignar tre cause dell’andata sua; quando messer Jacomo subito interruppe, e disse: Questi tre conti che vi fanno andare a Bologna sono, l’uno il conte Ludovico da san Bonifacio, l’altro il conte Ercole Rangone, il terzo il conte de’ Pepoli. — Ognun allora rise, perchè questi tre conti eran stati discepoli del Beroaldo, e bei giovani, e studiavano in Bologna. Di questa sorte di motti adunque assai si ride, perchè portan seco risposte contrarie a quello che l’uomo aspetta d’udire, e naturalmente dilettaci in tai cose il nostro errore medesimo; dal quale quando ci troviamo ingannati di quello che aspettiamo, ridemo.

LXIV. Ma i modi del parlare e le figure che hanno grazia, i ragionamenti gravi e severi, quasi sempre ancor stanno ben nelle facezie e giochi. Vedete che le parole contraposte danno ornamento assai, quando una clausola contraria s’oppone all’altra. Il medesimo modo spesso è facetissimo. Come un Genoese, il quale era molto prodigo nello spendere, essendo ripreso da un usurario avarissimo che gli disse: E quando cessarai tu mai di gittar via le tue facoltà? — Allor, rispose, che tu di rubar quelle d’altri— E perchè, come già avemo detto, dai lochi donde si cavano facezie che mordano, dai medesimi spesso si possono cavar detti gravi che laudino, per l’uno e l’altro effetto è molto grazioso e gentil modo quando l’uomo consente o conferma quello che dice colui che parla, ma lo interpreta altramente di quello che esso intende. Come a questi giorni, dicendo un prete di villa la messa ai suoi popolani, dopo l’aver publicato le feste di quella