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libro quarto. 253


incontinenza si dice esser vizio diminuto, perchė ha in sè parte di ragione; e medesimamente la continenza, virtù imperfetta, perchė ha in sè parte d’affetto: perciỏ in questo parmi che non si possa dir che gli errori degli incontinenti procedano da ignoranza, o che essi s’ingannino e che non pecchino, sapendo che veramente peccano.

XVI. Rispose il signor Ottaviano: In vero, messer Pietro, l’argomento vostro è buono; nientedimeno, secondo me, è più apparente che vero, perchė benchė gl incontinenti pecchino con quella ambiguità, e che la ragione nell’animo loro contrasti con l’appetito, e lor paja che quel che è male sia male, pur non ne hanno perfetta cognizione, nė lo sanno così intieramente come saria bisogno: però in essi di questo è più presto una debile opinione che certa scienza, onde consentono che la ragion sia vinta dallo affetto; ma se ne avessero vera scienza, non è dubio che non errariano: perchè sempre quella cosa per la quale l’appetito vince la ragione è ignoranza, nè può mai la vera scienza esser superata dallo affetto, il quale dal corpo, e non dall’animo, deriva; e se dalla ragione è ben retto e governato, diventa virtù, e se altrimenti, diventa vizio; ma tanta forza ha la ragione, che sempre si fa obedire al senso, e con maravigliosi modi e vie penetra, pur che la ignoranza non occupi quello che essa aver dovria; di modo che, benchè i spiriti e i nervi e l’ossa non abbiano ragione in sé, pur quando nasce in noi quel movimento dell’animo, quasi che ’l pensiero sproni e scuota la briglia ai spiriti, tutte le membra s’apparecchiano, i piedi al corso, le mani a pigliar o a fare ciò che l’animo pensa: e questo ancora si conosce manifestamente in molti, li quali, non sapendo, talora mangiano qualche cibo stomacoso e schifo, ma così ben acconcio che al gusto lor pare delicatissimo; poi, risapendo che cosa era, non solamente hanno dolore e fastidio nell’animo, ma ’l corpo accordan sì col giudicio della mente, che per forza vomitano quel cibo.—

XVII. Seguitava ancor il signor Ottaviano il suo ragionamento; ma il Magnifico Juliano interrompendolo, Signor Ottaviano, disse, se bene ho inteso, voi avete detto che la continenza è virtù imperfetta, perchè ha in sè parte d’af-