Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/114

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Questo debbono vedere e cognoscere, che Io non voglio altro che il loro bene, nel sangue dell’unigenito mio Figliuolo, nel quale sangue sonno lavati dalle iniquitá loro. In esso sangue possono cognoscere la mia veritá, che, per dar lo’vita eterna, Io gli creai alla imagine e similitudine mia, e ricreai a grazia, col sangue del Figliuolo proprio, loro, figliuoli adottivi. Ma perché essi sonno imperfetti, servono per propria utilitá e allentano l’amore del prossimo.

E’ primi vi vengono meno per timore che hanno di non sostenere pena. Costoro, che sonno e’secondi, allentano, privandosi dell’utilitá che facevano al prossimo, e ritragono a dietro dalla caritá loro, se si vegono privati della propria utilitá o d’alcuna consolazione che avessero trovata in loro. E questo l’adiviene perché l’amore loro non era schietto; ma, con quella imperfezione che amano me (cioè d’amarmi per propria utillitá), di quello amore amano loro.

Se essi non ricognoscono la loro imperfezione col desiderio della perfezione, impossibile sarebbe che non voltassero el capo indietro. Di bisogno l’è, a volere vita eterna, che essi amino senza rispetto: non basta fuggire il peccato per timore della pena né abracciare le virtú per rispetto della propria utilitá, però che non è sufficiente a dare vita eterna; ma conviensi che si levi del peccato perché esso dispiace a me, e ami la virtú per amore di me.

È vero che quasi el primo chiamare generale d’ogni persona è questo; però che prima è imperfetta l’anima che perfetta. E dalla imperfezione debba giognere alla perfezione: o nella vita mentre che vive, vivendo in virtú col cuore schietto e liberale d’amare me senza alcuno rispetto; o nella morte, riconoscendo la sua imperfezione con proponimento che, se egli avesse tempo, servirebbe me senza rispetto di sé.

Di questo amore imperfetto amava santo Pietro el dolce e buono Iesú unigenito mio Figliuolo, molto dolcemente sentendo la dolcezza della conversazione sua. Ma, venendo el tempo della tribolazione, venne meno; tornando a tanto inconveniente che, non tanto che egli sostenesse pena in sé, ma, cadendo nel primo