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tore delle cose della santa maestra, facesse dono di quel foglio così memorabile, o a qualche Certosa di quelle che egli governò, o a qualche divoto personaggio. Le carte poi, che la santa dì propria mano scrisse del libro, che mirabilmente compose, cioè il Libro della Divina Dottrina, oggi titolato il Dialogo della Divina Provvidenza, sappiamo esser lungo tempo state conservate nella Certosa di Pontignano, dove Donno Stefano lasciolle; ma, troppi anni non è, furono trasportate a Granoble nella gran Certosa1, coll’occasione, che i detti monaci di Pontignano e gli altri delle Certose tutte, furono obbligati colà trasmettere le più pregevoli scritture loro, come ci hanno asserito.
Le lettere che la santa di suo pugno scrisse al beato Raimondo, son la 90 e la 102, 103 di questa opera, benchè la 103 non sia che una continuazione della precedente, come leggerai, e per conseguenza sono quelle che il beato Caffarini riferisce al luogo di sopra. Ma dell’orazione che col cinabro ella scrisse, tostochè dall’estasi si riscosse, e che dice il Caffarini aver lasciata in Venezia fra certe altre reliquie di quelle suore della penitenza, non per ancora ne avemmo contezza, per quanta diligenza ne abbiamo fatta fare nei reliquiarj di tutte quelle suore domenicane.
Ond’è che occorrendoci esaminare come la fosse scritta nel suo originale, e se più tosto a metro di lauda che di prosa, contèntati, o pio lettore, che per un poco intorno a questo ti trattenghiamo. La detta orazione, la quale è la quarta fra l’altre della santa, leggesi così riportata nell’impressione d’Aldo del 1500.
- ↑ Vedi le note alla lettera 55.