Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 1.djvu/41

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la piaga quando bisogna non s’incende col fuoco e non si taglia col ferro, ma ponesi solo l’unguento, non tanto che egli abbi sanità, ma imputridisce tutto e spesse volte ne riceve la morte. Oime, oimè, dolcissimo babbo mio G, questa è la cagione che li sudditi sono tutti corrotti di immondizia e di iniquità: oimè, piangendo il dico; quanto è pericoloso questo vermine detto, che non tanto che dia la morte al pastore, ma tutti gli altri ne vengono in infirmità ed in morte; perchè seguita costui tanto unguento? perchè non ne li vien pena, perocchè dell’unguento che pongono sopra gl’infermi non ne li cade dispiacere neuno, nè neuno malevolere, perocchè non ha fatto contra la sua volontà, perocchè egli volea unguento ed unguento gli ha dato. O miseria umana: cieco è lo infermo che non cognosce il suo bisogno, e cieco è il pastore che è medico che non vede, nè riguarda se non al piacere ed alla sua propria utilità; perocchè per non perderlo, non ci usa coltello di giustizia, nè fuoco dell’ardentissima carità; ma costoro fanno come dice Cristo: che se uno cieco guida l’altro, ambidue ne vanno nella fossa (Matt. 14) e l’infermo ed il medico ne vanno all’inferno (Luc. 6). Costui è dritto pastore mercenajo, perocchè non tanto che esso tragga le pecorelle sue di mano del lupo, egli è divoratore d’esse pecorelle; e di tutto questo è cagione, perchè egli ama sè senza Dio; unde non seguita il dolce Jesù pastore vero, che ha dato la vita per le pecorelle sue. Bene è dunque pericoloso in sè, ed in altrui questo perverso amore, e bene è da fuggirlo, poichè ad ogni generazione di gente fa tanto male. Spero per la bontà di Dio, venerabile padre mio, che questo spegnerete in voi e non amerete voi per voi, nè il prossimo per voi, nè Dio, ma ameretelo, perchè egli è somma ed eterna bontà e degno d’essere amato, e voi ed il prossimo amerete a onore e gloria del dolce nome di Jesù. Voglio dunque che siate quello vero e buono pastore, che se