Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/118

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’ % t Annotazioni alla Lettera 39, *?

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(A) Questa famiglia de Sabbalini in Bologna fu sempre riconosciuta fra le più antiche, e tini in Roma con Maic’Antonio Sabbatiri, resosi celebre per la sua eccellente erudizione sopra gli an* fichi monumenti. Da’ Sabbatini erano derivati i signori Z.ibarelli di Padova, e da questi la famiglia Bembo.

(B) Il monistero di Belriguardo de’padri certosini fu uno de’tre del distretto di Siena, iitnato a tre miglia da essa città. Venne fondato per testamento in data del i34o d’un Nicolò di Cino d’Ugo (onde:1 cognome de’Cinughi in Siena) il quale lasciò copiose rendite a questo uso, incaricandone il vescovo della città ed il fratello Francesco. L’abbate Gamurini, nella sua istoria genealogica, provò come questa famiglia venisse dallo Stato di Firenze, ove ebbe grandissimo potere voi nome di Pazzi. Di Francesco fu figlio un’Nello marito di quella Giovanua Mi.netti, che è la Giovanna Pazzi compagua alla santa, cui ella scrisce la lettera 342. Ito poscia il monistero in rovina, per decreto del capitolo generale fu rifabbricato nel 1618, ed abitato da que’buoni religiosi, sebbene non ’ condotto a termine; ma in appresso tra per l’aria malsana, e l’essersi le rendite di tanto assottigliate da non poter più sostentare un giusto numero, di Monaci, fu sospeso con Breve di Urbano Vili nel 1635, concentrandosene le rendite nella Certosa di Pontignano, a cui que’ religiosi si. ripararono.

(C) Questa lettera scritta di Pisa fu forse dell’anno 1375, del quale buona parte spese la santa a benefizio di quella città, reca* lavisi ad istanza di persone divote e d’ordine di Cristo, e da quell’arcivescovo rattenutof oltre a quello che avea in pensiero. Fu in questa lunga dimora che ella ne andò all’isola di Gorgona, e visitò la Certosa di Calce pochi miglia discosta dalla città, ove fece caldissima esortazione a que’ monaci, de’ quali era priore quel beato Giovanni Oppezziughi di cui è detto nelle note alla tetterà 54.

Molto s’adoperò la santa al compimento di quel monistero, il quale cominciato edificare colle vendite assegnate o da prete Nino, di cui è detto sopra, o da un Pietro Mirante Virginis, mercante pisano, non eras’» potuto condurre a termine per la loro scarsezza. Se diamo fede all’ autore delle memorie del beato Serafini da llavenna, la $auta, trovandosi in Avignone, impetrò da Gregorio XI mille fiorini d’oro a sovvenimento di quest t difizio, come si pare da breve dato il 19 di giugno l’anno 1376.

(D) Gherardo misero, Ser Gherardo Buonconti, nobile pisano, familiare della santa e suo albergatore, cd esso pure discepolo nello spirito di santa Caterina e di Fra Raimondo. DeH’aggiunto di misero, si può arguire aver egli scritta la lettera prcseute, rtoaudosi per umiltà questo titolo.