Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/147

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’4 7 rocche già sa che elli ha deliberato d’eleggere la morie innanzi, che offendere Dio mortalmente con la volontà sua; ma fallo per farlo venire a tanta trislizia, parendoli offend ere colà dove non offende, che lassarà ogni esercizio; ma non voglio che facciate così, perocché non debba 1’ anima mai venire a tristizia per neuna battaglia che abbia, nò lassare mai veruno esercizio, o officio, o altra cosa, e se non dovesse fare altro, almeno stare dinanzi alla croce, e dire Jesù, Jesù, io mi confido in Domino nostro Jesù Christo. Sapete bene perchè vengano le cogitazioni, e la volontà non consente, anco vorrebbe innanzi morire, non è peccato, ma solo la volontà è quella cosa che offende. Adunque vi confortate nella santa e buona volontà, e non curate le cogitazioni, e pensate che la bontà di Dio permette alle dimonia che molestino l’anima vostra per farci umiliare, e ricognoscere la sua bontà, e rico tri re dentro a lui nelle dolcissime piaghe sue, come il fanciullo ricorre alla madre: perocché noi benignamente saremo ricevuti dalla dolce madre della carità. Pensate che elli non vuole la morte del peccatore; ma vuole che si converta e viva, e tanto smisurato amore, che il muove a dare le Iribolazioni, e permettere le tentazioni, quanto le consolazioni; perocché la sua volonlà non vuole altro che la nostra santificazione, e per darci la nostra santificazione, die’ se medesimo a tanta pena, ed ad’obbrobriosa morte della santissima croce. Permanete dunque nelle piaghe dolci di Jesù Cristo e nella santa dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.