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Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/216

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2 I 6 lezzo del fiore, il quale, quando è lolto dal campo, pare a vederlo bello e odorifero, e cólto subito è passata la bellezza, e l’odore suo, ed è tornato a non cavelie; così la bellezza e gli stati del mondo pajono un-fiore, ma subito che l’affetto dell’ anima gli piglia con disordinato amore, si truova voto e senza bellezza alcuna, perduto quell’odore che avevano in loro; odore hanno in quanto sono escite dalla santa mente di Dio, ma subito l’odore è partito in colui che l’ha cólte, e possiede con disordinalo amore, nè per difetto loro, nè del Creatore che l’ha date; ma per difetto - di colui che 1’ha tolte j il quale non i ha lassate nel luogo dove elle debbono stare, cioè amarle per la gloria e loda del nome di Dio. Chi il passa questo scoglio?

l’obedicnte, osservando il voto della povertà volontaria’.

Sicché dunque vedete che non bisogna di temere di veruno scoglio che sia, avendo voi il vento della vera obedienzia: l’obediente gode, perocché non naviga sopra le braccia sue, ma sopra le braccia dell’Ordine!

elli* è privato della pena a friggiti va, perocché ha morta la propria volontà che gli dava pena; perocché tanto c’ è fatica ogni fatica, quanto la volontà li pare fatica: ma all’obediente che non ha volontà, la fatica gli è diletto ed i sospiri gli sono uno cibo, e le lagrime beveraggio; e ponendosi alle mammelle della divina carità trae a sè il - latte- della divina dolcezza per lo mezzo di Cristo crocifisso, seguitando in verità le vestigie e la dottrina sua. 0 obedienzia, che sempre stai unita nella pace e nella obedienzia del Verbo, tu se’ una reina. coronata di fortezza; tu porti la verga della longa perseveranzia; tu tieni nel grembo tuo i fiori delle vere

reali virtù, ed essendo T uomo mortale, lu gli fai gustare il bene immortale, ed essendo’ umano il fai diventare angelico, e d’uomo angelo terrestre: tu pacifichi ed unisci i disordinali, e chi V ha sempre è suddito alli più minimi; c quanto più si fa suddito, più è Signore, perocché signoreggia la propria sensualità, ed ha spento