Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/23

Da Wikisource.

23

monJo, non rende odore ma puzza: oh quanto è misero e miserabile colui che è posto come fiore nella Chiesa santa a rendere ragione de’ sudditi suoi, che sapete che Dio richiede nettezza e purità in loro. Oimè, oimè, venerabile padre, elli si truova tutto il contrario, sì e per sì fatto modo, che non tanto che siano eglino e puzzolenti, ma ancora sono guastatori di tutti coloro che s’accostano a loro. Levatevi dunque su, e non più dormite; assai tempo abbiamo doimito, e morti stati allo stalo della grazia: non ci è più tempo perocché egli è sonato a condennagione, e siamo condannati alla morte. O dolcissimo padre, raguardate un poco il pericoloso stato nostro in quanto pericolo è annegato in questo mare amaro de’peccati mortali. Or non crediamo avere noi a giungere a questo punto della morte? non dubitiamo che non è creatura che per ricchezza, nè per gentilezza la possa schifare. O quanto sarà misera e miserabile allora quella anima, la quale s’ha posto per specchio le ddezioni carnali, nelle quali s’è involta come porco nel loto, onde di creatura razionale diventa animale bruto, involto ancora in quella putrida avarizia sua, tanto che, spesse volte per.avarizia e cupidità, vende le grazie spirituali ed i doni enfiati per superbia, e tutta la vita loro si spende in onori ed in conviti, ed in molti servitori * ed in cavalli grossi, quello che si de’ ministrare a’poveri. Queste sono quelle operazioni, le quali al punto della morte sì presentano per giudizio e per giustizia, dinanzi all’anima tapinella. Credeva l’anima misera avere fatto contra Dio, ed ella ha fatto contra a sè «medesima; ed è stata giudice che ha condannato sè medesima, éd èssi fatta degna della morte eternale. Or non siamo più semplici; perocché grande stultizia è, che 1’ uomo si faccia degno della morte, colà onde egli può avere la vita. t ’ * *..

II. Poi dunque che sta a noi d’eleggere, o la vita, o la nio-ìte, per lo libero arbitrio che Dio ha dato a noi, pregow carissima mefite

dolcissimamente, quanto