Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 3.djvu/166

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166 e maceri il corpo nostro, siccome fece esso nostro padre; il quale sempre con sollicitudine e non con negligenzia corse per questa santa via. E se il dimonio giognesse con le molle illusioni e variate fantasie, e col timore servile, e volesseci occupare la mente e l’anima nostra, non temiamo, perocché queste cose sono diventate impotenti per la virtù della croce. 0 amore dolcissimo, poiché non possono più, se non tanto quanto Dio li dà, e Dio non vuole altro che ’l.nostro bene, adunque non ci darà p-j.che noi possiamo portare.

Confortatevi, confortatevi, e non schifate pena,: conservando sempre la santa volontà, sicché ella non si riposi in altro che in quello che Cristo amò ed in quello che Dio odiò, e così armata la nostra volontà di odio ed amore (B), riceverà tanta fortezza, che come dice santo Paulo, nè il mondo, nè il demonio, nè la carne ci potrà ritrarre da questa vita. Portiamo, portiamo, fratello carissimo, perocché quanto più pena portaremo quaggiù con Cristo crocifisso, più’ricéveremo gloria, e neuna pena sarà tanto remunerata, quanto la fadiga del cuore e la pena mentale, perocché sono le maggiori pene che sieno, e però sono degne di maggiore frutto. In questo dunque modo ci conviene gustare Dio, acciocché possiamo vedere. Altro non vi dico, se non che siamo uniti e trasformati in quella dolce volontà di Dio. Corriamo, corriamo, dolcissimo fratello, legati tutti coKvincolo della carità con Cristo crocifisso in sul legno della croce. Io Catarina, serva inutile di Jesù Cristo, mi vi raccomando, e pregovi che pregate Dio per me, sicché io vada in verità. Jesù, Jesù, Jesù.

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