Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 3.djvu/256

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256 Annotazioni alla Lettera 139, (.4) Governate le pecorelle, ec. Cioè i frati ch

stavano olla cura degli infermi, de’quali s è favellalo di sopra, essendone egli il superiore.


(JÉ Aon voglio in veruno modo del mondo che abbiate più male.

1/ infermità qui accennata è altra da quella di cui por testimonio del beatp Raimondo fu liberato dalla santa nella visita che gli fece la mattina stessa in cui n’ era stato assalito, avendolo curate colla presenza, ove-in tempo di questa «e stava ella assente. Che egli ricoverasse la salute ancora a quest’occasione per opera della santa, inel fanno credere le parole che quivi adopera di comando, essendo le stesse colle quali rimise a perfetta salute un giovine in Pisa, Stefano di Corrado Maconi in Genova, ed il beato Giovanni delle celle di Vallombrosa. Egli certo era in vita ed in ufticio di rettore 1* anno 1385, ed ancora al tempo nel quale il beato Raimondo pubblicò la Leggenda di questa verdine. .

(C) Giovanni povero è venutola, me, ec. Non si è potuto rilevare chi sia cotesto Giovanni. E qui da riconoscere una lacuna!

forse perché gli editori avendo solo la mira a ciò che potea essere altrui d’ammaestramento,’hanno omesso quanto spettava ad oggetti particolari. iNon s’è potuto riempirla, non trovandosi questa lettera negli antichi manoscritti.