Vai al contenuto

Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 3.djvu/261

Da Wikisource.

261

261 d’ amore proprio di sè medesimo, crescendo il caldo, giltasi coll* afforcato desiderio nella smisurata bontà di Dio, lo quale trova Mi sè. Allora parlicipa del caldo e della viri# sua, perciocché subito diventa gustatore e mangiatore delle anime, ed ogni creatura ragionevole converte in sè medesimo per amore e desiderio il colore e sapore delle virtù, che egli ha tratto dal legno della santissima croce, che è l’arbore venerabile dove si riposa il frutto dell’Agiiello immaculalo Dio ed uomo.

Or questo è quello frutto suavissimo, il quale vuole dare all’anima per participare col prossimo suo, e veramente così, è, che non potrebbe nè dare, nè producere nitro frutto, che quello che abbia tratto dall’arbore della vita, perocché s’è innestalo d’amore e desiderio in esso arbore, perchè era veduta e cognosciuta la larghezza della smisurata sua carità. 0 figliuolo dolcissimo e carissimo.in Cristo Jesù, questo desidera l’anima mia di vedere in voi, acciocché il desiderio di Dio e mio sia adempiuto in voi: si vi prego e vi comando, che sempre siate sollicito di consumare ogni umidezza d’amore proprio di negligenzia e d’ignoranzia; cresca il fuoco del santo e smisurato desiderio inebrialo del sangue del Figliuolo di Dio. Corriamo come alfamali dell’ onore suo e della salute della creatura: arditamente li folliamo il legame, con lo quale fu legalo in sul legno della santissima croce, leghiamoli le mani della sua giustizia. Ora è il tempo di gridare, di piagnere, di dolerci: il tempo è uoslio, figliuolo, perocché è perseguitata la Sposa di Cristo da’cristiani falsi membri e putridi (//), ma confortatevi, che Dio non dispregierà le lagrime, sudori e sospiri, che sono gittali nel cospetto suo. L anima mia nel dolore gode ed esulta, perocché tra le spine sente l’odore della rosa, che è per aprire. Dice la prima e dolce \ erità, che con questa persecuzione adempie la volontà sua (B), ed i desiderii nostri; ancora godo cd esulto del dolce fruito, che s’è fallo in Crislo in terra sopra i falli del sanlo S. Caterina. Optre. T. V. 17