Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 3.djvu/279

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de’ venerdì di tutto l’anno, e quivi impiegavano molte ore in sante meditazioni, in esercizj di penitenza e di pietà: massime assistendo al divin sagrifizio e frequentando i ss. Sacramenti, àé alla sola coltura del proprio spirito eran dedicati que’ buoni fratelli, ma intesi pure al sovvenimento de’prossimi divideaosi alle diverse opere di cristiana carila, chi a soccorrere i poveri, chi a confortare gli infermi, quale a custodire la gioventù in pericolo, quale ad ospi lare ì pellegrini, ec. A sostenere queste spese aveano grosse rendite loro lasciate dalla pietà de’fedeli. Ma ciò che fu mirabile in questa Compagnia, si è il non essersi punto rimesso pel i:orso di tanti secoli il primiero fervore, il che massimo mente vuoisi ascrivere alla prudenza e securità nel l’accogliere i nuovi compagni, che ad entrar in qual devoto consorzio se li volle sempre di insigne e provata virtù, e chiunque una volta ammesso, fosse poi venuto meno al severo proposito, o dovea riaversi alle fratellevnli ammonizioni, o, qual putre membro, dal corpo vedersi inesorabiimeote re* ciso. Fu perciò che in altissimo pregio ebbe la tanta que’ devoti fratelli; sino a volere che lutti i suoi d;scepoli a quel molo fossero descritti, sino ad impetrarne per sè stessa uno stanzino presso al luogo ove essi compivano i devoti loro esercizj. È inutile ricordare per quanti uomini in dottriua e in pietà celebrati si illustrasse quella fortunata compagnia, e basterà ricordare esservi appartenuti i s. Bernardino d’essa città, il Capistrano ec., onde a ragione la Chiesa nelle lezioni dell’ ufficiatura di s. Bernardino, fa bella testimonianza di quel consorzio, dicendo: Undecomplures sancitale Celebris viri prodierunt.

(Z) Ma sopra tutte le altre cose, ec. Gli esorta singolarmente all’ amore fraterno, nnn solo pel comune bisogno di fotti i fedeli a’ quali negli apostati fu da nostro Signore dato lo stesso ammaestramento; ma per la necessità che più stretta n’aveano i suoi cittadini, come pur troppo fede ne fanno le storie di questa città.

(C) Per la sartia e dolce congregazione, la quale avete falla, ec.

?ìon intende la santa che que cni ella scr’ve, formata avessero i primi quella Compagnia, essendone da parecchi secoli più aotica 1’ instituzione, ma che coll’ adunarsi insieme venivano di fatto a formarla.

(D) Che Dio ci mandi vera e perfetta unione. Coine s’osserverà ad altro luogo pe’ frequenti cangiamenti di governo accaduti nel corso di pochi anni in Siena, continue erano le uissenzioni, ponendosi ogn; opera per tornare all’antico posto d’onore da quei che n’eran caduti.

(E) Che la mina che ci è venula della guerra de’ Fiorentini col santo padre. Avvegnaché i principali nella guerra col pontefice fossero i Fiorentini, non andarono i Sauesi liberi dai danni d’essa, essendo questo popolo allegato coll*allro. Quindi è che lo Sfato sanese fu più volte messo a ruba dalle masnade che militavano per la Chiesa; e la citlà di Siena fu messa all’iritcrdelto. sì per dare ricetto a qnei di Firenze contro il divieto del pontefice, e si ancora per avere unite le sue armi a quelle de’Fiorentini.