Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 3.djvu/75

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Annotazioni alla Lettera 100.

(A) Nell’impressione del Farri e dell’Aldo a pie’ di questa lettera è posta un’annotazione che accenna come la santa la scrivesse nell’occasione che fra Raimondo fu salvo prodigiosamente dalle mani da’scismatici mentre n’andava in Francia ambasciatore del pontefice a quel re, essendovi rimasto prigione il compagno. Ma il beato Raimondo, favellando de’ pericoli corsi e delle insidie tesegli da’ fautori di Clemente, non dice parola della prigionia del compagno, anzi nota essere egli campato da’loro agguati per avviso di lui, sendosi perciò rimasto in Genova. Ben sono conosciute le squisite diligenze che usavano i seguaci dell’antipapa, acciocché di Roma non andasse al re francese, nè messo, nè lettera, onde quel principe potesse aver notizie genuine dell’elezione di Urbano, e divolgandole i cardinali a loro talento venisse quel regno sicurato all’obbedienza di Clemente. Tenean egli guardate tutte le vie di terra e di mare, e’l beato Raimondo, nel passar di Pisa a Genova, fu in gran rischio di cadere loro nelle mani.

(B) Per Io cui mezzo confesso che nuovamente avete ricevuta questa grazia. O di scampare la libertà e la vita dalle insidie dei corsali scismatici, o della occasione avuta, ma schivata di spargere il sangue a difesa della Chiesa, come ha più di conformità a quello che la santa gli espone in questa lettera, in cui mostra esser poco contenta del suo timore.