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"milioni" (Ib. pag. 32). Fin qui i fondatori apparivano imbevuti della persuasione, che la strada, quasi immenso ponte d’un arco solo, dovesse appoggiarsi sopratutto alle communicazioni fra i due punti estremi, Milano e Venezia, e che i bracci laterali verso le frapposte città fqssero piuttosto concessioni al loro particolare commercio, che fondamento massimo di tutta l’impresa.

Al progetto non si pose mano; ma si publicù un tracciamento della linea prescelta: e gli Annali di Statistica lo riprodussero in maggio 1836. Erano a un dipresso quattro rettilinei, da Venezia a Mestre, poi al Bisato tra i Berici e gli Euganei, poi alla Volta, poi a Milano, con quattro bracci perpendicolari verso Vicenza, Verona, Mantova, Brescia. La cosa ripugnava a tutti i principi che l’esperienza aveva finallora posto in luce sulle strade già fatte. Cadutone discorso in mia casa con uno dei soscrittori, gli mostrai con un compasso, che, congiungendo direttamente le sei città più accessibili, e sopprimendo le rispettive laterali, avrebbero risparmiato 30 miglia di costruzioni, e diminuito di 18 miglia la corsa tra Vicenza e Verona, e di 22 quella tra Vicenza e Brescia, e in simil modo le corse fra le altre città. Poste quelle cifre in iscritto, mi venni inoltrando da cosa a cosa, senza curarmi di giungere piuttosto ad uno che ad altro risultamento; e in pochi giorni pubblicai negli Annali stessi (giugno 1836) le mie Ricerche sul progetto di una strada ferrata da Milano a Venezia.

Dimostrai che la questione d’arte e di livello era affatto sottomessa a quella di ricavo; che si doveva contar più sul trasporto delle persone che su quello delle merci; più sui passaggeri indigeni che sui forestieri; più sui passeggieri di breve distanza che sui viaggiatori di lunga corsa; più sulle merci d’interno giro che sul commercio estero; e in questo, più sulle importazioni che sulle esportazioni, e men di tutto sui tránsiti; i quali parevano allora la sommità di tutto, per quell’idea fissa di far rivivere gli emporj privilegiati del medio evo, e non abbandonarsi alla corrente delle cose moderne. E dimostrando l’impossibilità di smovere i centri commerciali già stabiliti, e la necessità di comprendere nell’immediata linea quel maggior numero di città che convenevolmente si potesse, conchiudeva dicendo, che pur