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12 | i tempi di catullo. |
Gracchi, corrompe i tribuni, s’assicura dei cavalieri, trafficando in comune, lusinga il popolo e il tiene a bada; ingombra ogni potere, riduce in poche mani ogni cosa. La venalità dei magistrati, il traffico della giustizia, l’iniquità dei giudizi oltrepassa ogni termine, fa schifo insieme ed orrore. I faziosi soli governano, danno, tolgono a pieno talento, insidiano e deprimono gl’innocenti, alzano agli onori soltanto i suoi: chi non è di loro è contro di loro. Non c’è scandalo, ribalderia, scelleratezza che non facciano per agguantar magistrati, abbrancar cariche e gradi:1 comprato a prezzo di vergogne il potere, a prezzo di vergogne il mantengono; scellerati nell'arrampicarsi, scelleratissimi nelle cadute. Hanno due puntelli, perchè si reggano in piedi: gli spergiuri da un lato, i gladiatori dall’altro. Giurare il falso era un mestiere, e, avuto riguardo alla corruzione dei tempi, possiamo anche dire un mestiere onorato: si campava onestamente spergiurando: il giuramento era una merce; l’anime si vendeano pubblicamente all’incanto; l’Inghilterra, madre di commerci, è figlia, in questo, di Roma.
Quando gli spergiuri, sicarii morali, non bastavano, si ricorrea al coltello dei gladiatori: era un mezzo più sbrigativo. Questa razza di malfattori, carne da macello, rifiuto di galere, escremento delle province, affluiva a Roma, divenuta il fognone del mondo; e, chiamata com’era a proteggere, non poteva non essere protetta. Alloga i suoi servigi al migliore offerente; a Clodio, per esempio, e a Milone, masnadieri da croce ambedue;