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Pagina:Celoria - Atlante Astronomico, 1890.djvu/85

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VI. LE STELLE E LE NEBULOSE. 47

in intensità ed in direzione, mostrando così un moto proprio variabile. Questa mutabilità del moto proprio di una stella, quando non è prodotta da un’altra stella che gravita intorno ad essa, lo è da un corpo oscuro, la cui esistenza l’osservazione e il calcolo insieme uniti riescono a dimostrare. Non solo esistono stelle doppie e multiple, ma esistono stelle intorno a cui corpi oscuri si aggirano, così come avviene intorno al Sole. Procione, Algol sono fra esse.

Se il Sole è una stella, se le stelle sono altrettanti soli (paragrafo 16), non v’è ragione per negare che ogni stella possa essere il centro di un Sistema analogo al solare, e che attorno ad ogni stella si muovano dei pianeti. Così a poco a poco, con procedimenti in apparenza pedestri, colla sola scorta dei fatti rigorosamente osservati, la mente sale a concetti sempre più vasti dell’Universo, e quali la fantasia appena oserebbe concepire.

Si è creduto che, eliminata dai moti proprii delle stelle la componente dovuta al moto di traslazione del Sistema solare, non rimanesse nei medesimi e nelle loro direzioni legge alcuna determinata. Ciò non è. Nei movimenti proprii delle stelle del Toro v’è una comunanza di direzione sorprendente; le stelle dei Gemelli e del Cancro hanno tutte un moto proprio comune verso sud-est; le stelle del Leone mostrano una tendenza marcata a muoversi verso il Cancro; delle sette stelle dell’Orsa maggiore, cinque, β-γ-δ-ε-ζ, si muovono in una stessa direzione, due, α-η, nella direzione opposta; le stelle β e γ di Ariete hanno moti proprii di identica direzione.

Non è improbabile che queste stelle, le quali presentano un moto proprio comune quale fu descritto, formino un Sistema speciale, fisicamente connesso. Sarebbero sistemi analoghi a quelli delle multiple, ma ben più vasti e più complessi. Non si sono ancora abbastanza osservati i moti proprii delle stelle, perchè sia possibile fare sopra di essi indagini che abbiano probabilità di successo sicuro, irresistibile; certo è però, che in questi moti proprii sistematici di alcune stelle, e che nei grandi moti proprii di altre stelle, le quali si muovono attraverso allo spazio con velocità assolute enormi e senza visibile corpo attraente vicino, c’è per l’Astronomia un grande campo di scoperte avvenire.

15. La Terra ruota intorno al proprio asse, e questo moto suo produce il moto sincrono apparente della volta celeste intorno ad un asse, che è sul prolungamento dell’asse di rotazione terrestre, e che ferisce il cielo in due punti diametralmente opposti (poli celesti). Vicino al polo boreale c’è una stella notevole, Cinosura od α dell’Orsa minore, di seconda grandezza, detta per antonomasia la Polare.

La Terra, mentre ruota intorno a sè, rivolgesi attorno al Sole, e, trasportandosi essa nello spazio, il suo asse di rotazione si mantiene costantemente parallelo a sè medesimo. Questo fatto, unito all’altro che le stelle sono ad una distanza infinitamente grande rispetto al diametro dell’orbita terrestre, fa

sì che, durante un anno, il punto, in cui il prolungamento dell’asse di rotazione terrestre va a ferire il cielo, non ha moto apparente sensibile fra le stelle.

La meccanica insegna però, e la scienza popolare non lo può, che l’asse di rotazione della Terra ha un lento moto conico intorno ad una retta perpendicolare al piano dell’eclittica, moto lentissimo e che si compie in 26000 anni. Ne segue che il punto, in cui l’asse di rotazione della Terra prolungato ferisce il cielo, lentamente si muove pur esso intorno ad un punto (polo dell’eclittica) come intorno a centro, e lentamente cambia di posizione fra le stelle. È un fatto verificato dall’osservazione, e nelle tav. XXVIII-XXIX, XXXVIII-XXXIX si è appunto con un punteggiato circolo, eccentrico ai rimanenti, segnata la via che il polo celeste percorre fra le stelle. La Polare d’oggigiorno, distante dal polo celeste boreale meno di un grado e mezzo, ai tempi di Ipparco e di Tolomeo (quasi 2000 anni fa) era molto lontana dal polo, e tornerà ad esserne lontana nei tempi avvenire. Col tempo diventeranno polari, l’una dopo l’altra, le stelle più splendenti di Cefeo, lo diventerà più tardi Deneb od α del Cigno, e in capo a 13000 anni Vega od α della Lira.

Cambiando la posizione del polo in cielo, cambia naturalmente anche la distanza delle stelle dal polo, e poichè da questa distanza (cap. III par. 1) dipende che una data stella sorga o non sopra un orizzonte dato, ne segue che alcune stelle invisibili per un luogo della Terra vi diventano col tempo visibili, e viceversa. La Croce del Sud, ai tempi dei Greci e dei Romani, era visibile per gli orizzonti dell’Europa meridionale; ora vi è invisibile; fra 11000 anni ridiventerà visibile.

................e posi mente
all’altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch’alla prima gente.

16. Le stelle dànno, come il Sole, uno spettro luminoso solcato da righe oscure. Nella loro costituzione essenzialmente non differiscono quindi dal Sole; le stelle sono altrettanti soli.

Già nel capitolo I (parag. 3) furono abbozzati i principii precipui della Spettroscopia. Là si disse che i vapori incandescenti di un metallo producono uno spettro oscuro solcato da righe lucide e colorate, e che lo spettro del Sole è invece luminoso e solcato da righe oscure. Qui giova aggiungere questi due fatti.

Qualche volta le righe lucide e colorate dello spettro dei metalli, invece che sottili, appaiono sensibilmente larghe, ed in tal caso non hanno una tinta uniforme in tutta la loro larghezza, ma, intensamente colorate sopra uno dei lati, van via via sfumando e prendendo una tinta sempre meno intensa, fino ad apparire sul lato opposto debolissimamente colorate; si dice in questo caso che lo spettro è solcato da scanalature lucide.

In alcuni spettri stellari le righe oscure appaiono