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88 trattato della pittura

calca il detto oro. E così metti per questo modo degli altri pezzi. E quando bagni per lo secondo pezzo, guarda d’andare col pennello sì rasente il pezzo mettuto, che l’acqua non vada di sopra. E fa’ che soprapponga, con quel che metti, quel ch’è messo, una corda: prima alitando sopra esso, perchè l’oro s’attacchi in quella parte dove è soprapposto prima. Come hai mettudo da tre pezzi, ritorna a calcare con la bambagia il primo, alitando sopra esso, e dimostreratti se ha di bisogno di niuna menda. Allora ti apparecchia un cuscinello grande come un mattone, o ver pietra cotta, cioè un’asse ben piana, confittovi su un cuoio gentile, ben bianco, non unto, ma di que’ che si fa i sovatti. Chiavalo ben distesamente, e riempi, tra ’l legno e ’l cuoio, d’un poco di cimatura. Poi in su questo tale cuscinello mettivi su un pezzo d’oro ben disteso; e con una mella ben piana taglia il detto oro a pezzuoli, come per bisogno ti fa. Alle mende che rimangono, abbi un pennelletto di vaio con punta, e con la detta tempera bagna le dette mende; e così bagnando co’ labbri un poco da capo l’asticciuola del pennello, sarà sufficiente a pigliare el pezzolino dell’oro e metterlo sopra la menda. Quando hai fornito i piani bene che a te sta di metterne, sì che per quel dì il possa brunire (come ti dirò quando hai a mettere cornici o foglie), guarda di cogliere i pezzetti così come fa il maestro che vuole inseliciare la via; acciò che sempre vadia risparmiando l’oro, il più che puoi facendone masserizia, e cuoprendo con fazzuoli bianchi quell’oro che hai mettudo.