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Pagina:Cennini - Il libro dell'arte, 1859.djvu/62

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22 trattato della pittura

bastone di saligàro, secco e gentile; e fanne cotali rocchietti di lunghezza come una palma di mano, o, se vuoi, quattro dita. Poi dividi questi pezzi in forma di zolfanelli; e sì come mazzo di zolfanelli gli asuna insieme; ma prima gli pulisce e aguzza da ogni capo, sì come stanno i fusi. Poi, così a mazzi, li lega insieme in tre luoghi per mazzo, cioè nel mezzo e a ciascheduno de’ capi, con filo o di rame o di ferro, sottile. Poi abbi una pignatta nuova, e mettivili dentro tanto, quanto la pignatta sie piena. Poi abbi un testo da coprirla con crea, in modo che per nessun modo non ne sfiati di niente. Poi vattene dal fornaro la sera, quando ha lasciato ovra (cioè quando ha finito di cuocere il pane), e metti questa pignatta nel forno, e lasciavela stare per fino alla mattina; e guarda se i detti carboni fussino ben cotti e ben negri. Dove non gli trovassi cotti tanto, ti viene rimetterla nel forno, che sieno cotti. Come ti dèi avvedere che bene istieno? Togli un di questi carboni, e disegna in su carta, o bambagina o tinta, o tavola o ancona ingessata. E se vedi che ’l carbone lavori, sta bene: e se fusse troppo cotto, non si tiene al disegno, ch’el si spezza in molte parti. Ancora ti do un altro modo ai detti carboni fare. Togli una tegliuzza di terra, coperta per lo modo predetto; mettila la sera sotto il foco, e copri bene il detto foco colla cenere; e vatti a letto. La mattina saranno cotti. E per lo simile puo’ fare de’ carboni grandi e de’ piccoli; e fare come ti piace, chè miglior carboni non n’è al mondo.


Capitolo XXXIV.

D’una prieta la quale è di natura di carbone da disegnare.


Ancora per disegnare ho trovata certa pría nera, che vien del Piemonte, la quale è tenera pría; e