sperazione universale. V’è all’incontro il disperante
languido, il quale langue a tutto ciò che desta l’altro,
a tutto ciò che desta chicchessia; langue a tutti
i fatti, a tutte le occasioni, a tutte le speranze; e
quest’è la specie più numerosa e più volgare di qua
e di là. E v’è di qua e di là il disperante importante,
che della sua disperazione s’è fatta un1 autorità, una
abilità, o come si suol dire una posizione; dalla quale
poi egli guarda di su in giù, gravemente sorridendo,
a chiunque non dispera sapientemente con esso. E
vi sono i disperanti allegri, che si dan buon tempo;
e i disperanti speciali, che non veggono speranza se
non nella loro specialità (i men cattivi forse, perchè
almeno operano in essa); e perfino i disperanti pretendenti
religione, pretendenti smettere ogni pensiero
della patria, verso cui è pure uno de’ primi
doveri della cristiana carità. Tutti questi insieme
poi fanno una massa, una pluralità, una generazione
fatale alla nazione intiera, che incoraggiano allo scorarsi;
fatale specialmente a chiunque fa, scrive o
parla per incuorare; più fatale a chi incuora a ciò
che sia da fare moderatamente, cioè immediatamente,
continuamente, universalmente. — E in tal paese
dunque è più bello che in qualunque altro il porsi
forte contro ai disperanti di qua e di là, ed anche di mezzo.