Pagina:Cesare Battisti - Gli Alpini, Milano, 1916.djvu/13

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Battisti: Gli alpini 7

all’esilio in terra straniera, esilio che dura mesi ed anni: esilio interrotto sempre, anche quando è fortunato, perchè un vivo sentimento nostalgico accompagna nel mondo questi alpigiani, che quando hanno avuto la fortuna di accumulare, tra infiniti stenti, un modesto tesoro di ricchezza, pensano con affanno ad un altro tesoro: al paesello natio, ove vogliono riposarsi e spegnersi.

Ai vagabondaggi dei nostri montanari voi non trovate limiti. L’aver a 24 anni varcato e rivarcato più volte l’oceano rientra nelle cose normali. Le terre ove maggiori sono per ragioni di clima, di lingua, di usi, le difficoltà, sono loro famigliari. Hanno costruito ferrovie in Siberia, hanno scavato nelle miniere d’Australia; hanno abbattuto le vergini selve della Balcania; il lor sudore ha fecondato le pampe argentine. Conoscono bene Strasburgo, Parigi, Londra, New York, i porti del Sud come quelli del Nord. Non s’è compiuta al mondo nessuna grande impresa, dal Canale del Panama alle gallerie che perforan le Alpi, alle nuove città americane sorte, quasi per incanto, a cui essi non abbiano collaborato.