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Critica d’arte e insegnamento artistico 151

infaticabilmente delle vaste teorie; e così vediamo degli uomini d’ingegno occuparsi a comporre delle opere in conformità di quelle teorie; e spesso anche dei veri artisti far violenza al loro genio e sottomettersi ad esse.

Ogni opera d’arte falsa che è levata a cielo dai critici costituisce come una porta attraverso la quale si precipitano le mediocrità.

Se gl’Ibsen, i Maeterlinck, i Verlaine, i Mallarmè, i Puvis de Chavannes, i Klinger, i Boecklin, gli Stuck, i Liszt, i Berlioz, i Wagner, i Brahms, i Riccardo Strauss, ecc. sono divenuti possibili ai nostri giorni, del pari che la folla immensa dei mediocri imitatori di questi imitatori, lo dobbiamo sovrattutto ai nostri critici, che continuano ancora oggidì a lodare ciecamente le opere rudimentali, e spesso vuote di senso dei Greci antichi: Sofocle, Euripide, Aristofane, e così pure tutta l’opera di Dante, del Tasso, del Milton, dello Shakespeare, tutta l’opera di Michelangelo compreso il suo assurdo Giudizio universale, tutta l’opera di Bach, tutta l’opera di Beethoven, compreso il suo ultimo periodo.

Nulla di più tipico, per questo rispetto, del caso di Beethoven. Tra le sue numerose produzioni si trovano, a dispetto d’una forma sempre artificiale, delle opere di arte vera.