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452 Chi l’ha detto? [1337-1341]


Però torto anche maggiore sarebbe di chiudere ostinatamente le orecchie ai consigli e alle ammonizioni altrui:

1337.   Qui habet aures audiendi, audiat.1

(Evang. di S. Matteo, cap. XI. v. 15).

e un savio consiglio si accetta da tutti, anche dal nemico:

1338.   Fas est et ab hoste doceri.2

(Ovidio, Metamorfosi, lib. IV, v. 428).

Ma se è stoltezza di non ascoltare l’avvertimento del savio, quale stoltezza maggiore del rifiutare credenza agli avvertimenti del cielo? E tali sarebbero, secondo le Sacre Carte, anche le profezie:

1339.   Prophetias nolite spernere.3

(Prima lettera di S. Paolo ai Tessalonicesi. cap. V. v. 20).

e noi non le disprezzeremo, a patto, però, che chi fa il mestiere del profeta, non faccia come quell’astrologo della favola, che speculando sulle stelle non vide una buca e ci cadde dentro, altrimenti sarebbe meritata l’apostrofe di Saul al Gran Sacerdote:

1340.                                           .... Profeta
De’ danni miei, tu pur de’ tuoi nol fosti.

(V. Alfieri, Saul, a. iv, sc. 4).

Pur troppo molte savie parole vanno gettate al vento e sono un seme caduto in terra infeconda, poichè:

1341.   On donne des conseils, mais on ne donne pas la sagesse d’en profiter.

(Maximes de La Rochefoucauld).

così nelle prime edizioni, meglio che nella definitiva del 1678 dove è detto (§ CCCLXXVIII): «On donne des conseils, mais on n’inspire point de conduite.»

  1. 1337.   Chi ha orecchie da intendere, intenda.
  2. 1338.   È bene imparare anche dal nemico.
  3. 1339.   Non disprezzate le profezie.