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556 Chi l'ha detto? [1666-1668]

forse in momenti di malumore: in molti altri luoghi delle sue opere egli si mostra degno intenditore e ammiratore di cose musicali. Vedi, per esempio, l’Albertus, XLIV.

La musica è madre del canto; fermiamoci di sfuggita per ricordare l’emistichio virgiliano:

1666.   Amant alterna Camoenae.1

(Virgilio, Egloga III, v. 59).
e passiamo senz’altro alle scienze.

Dagli annali della Filosofia, di quella scienza così compianta dal Petrarca nel verso:

1667.   Povera e nuda vai, Filosofia.

(Rime sopra vari argomenti, son. I secondo la numer. del Marsand, com.: La gola e ’l sonno e l’oziose piume, son. VII secondo il Mestica).
(verso divenuto presto popolarissimo se è vero l’aneddoto, conservatoci dal De Sade nei Mémoires, to. I, p. 192, del medico che vedendo passare per la strada un filosofo assai male in arnese, gli gridò; Povera e nuda ecc., cui il filosofo, continuando la citazione, rispose opportunamente col verso successivo: Dice la turba al vil guadagno intesa) trarremo una celebre sentenza:

1668.   Nil est in intellectu quod non fuerit in sensu.2

che è una di quelle frasi nelle quali si riassume una dottrina ma che non possono attribuirsi più ad uno che ad altro scrittore. Gassendi scrivendo a Descartes la citava in questa forma: «Quicquid est in intellectu praeesse debere in sensu.» L’ignoto autore del trattato De intellectibus (stamp. con le Abaelardi Opera, ed. Cousin, 1859, vol. II, pag. 747) dice che: «tota humana notitia a sensitu surgit», e in questa frase c’è il pensiero, se non le parole testuali della sentenza più comunemente citata. Per altri raffronti, ved. Notes et Queries, Xth ser., vol. I. 1904, pag. 297.
  1. 1666.   Alle Muse piacciono i canti alterni.
  2. 1668.   Nulla è nell’intelligenza che prima non fosse nel senso.