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[125-130] Astuzia, inganno 35

e i Dànai (da Danao, leggendario re d’Argo) erano gli antichi abitatori di Argo, ma Omero, e in questo caso anche Virgilio, usarono tale voce a designare i Greci tutti.

Anche di Virgilio è l’altro emistichio:

125.       Latet anguis in herba.1

(Egloga III, v. 93).

A chi tenta indurre altrui in inganno con false parole può applicarsi il consiglio del mago Idraote, signore di Damasco, alla nipote Armida:

126.     ....Fa manto del vero alla menzogna.

e se l’inganno non si ferma alle parole, l’apostrofe giustiana a Becero droghiere:

127.                     Vendevi zénzero
                Per pepe bono.

(Giusti, La vestizione, str. 61).

Talvolta l’ingannatore è vinto da altri più astuto di lui, ovvero

128.   Lo schermitor vinto è di schermo.

e di questo la ragione è detta da un satirico francese:

129.   Pardieu! les plus grands clercs ne sont pas les plus fins!2

(Régnier, Satire IIIme, ult. verso).

e poi, per quanto grande sia l’astuzia, di cui il buon Dio vi ha provveduti, ricordatevi che:

130.   On peut être plus fin qu’un autre, mais non plus fin que tous les autres.3

(Maximes de La Rochefoucauld, § CCCXCIV).

  1. 125.   Tra le erbe si asconde un serpente.
  2. 129.   Perdio! i chierici maggiori non sono i più astuti!
  3. 130.   Si può essere più furbo di un altro, ma non più furbo di tutti gli altri.