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[136-138] Avarizia 37

nella risposta data da Vespasiano al figlio Tito che lo biasimava per avere posta una tassa sull’orina, ma che pure riconobbe non sentire di cattivo il danaro che se ne traeva. È noto che da quest’aneddoto si è convenuto di chiamare per eufemismo monumenti vespasiani o semplicemente vespasiani certi piccoli luoghi indispensabili alla pulizia e alla igiene delle città.

Agli avari fastosi che vogliono ostentare grandezza può ben applicarsi il verso satirico del poeta milanese:

136.   (Non serve...) Anselm, degh on quattrin per un.1

È donna Fabia Fabron De-Fabrian che per confondere i ventun mendicanti che l’hanno sbeffeggiata entrando in chiesa, usa verso di loro cotanta liberalità.

Ai nostri tempi la letteratura e la politica hanno reso famosa

137.           La Compagnia della Lesina.

Antonio Starrabba Di Rudinì in un discorso tenuto a Milano nel teatro della Scala il 9 novembre 1891, essendo Presidente del Consiglio dei Ministri, così diceva a proposito del suo programma di radicali economie: «Signori, noi ministri mettendo in disparte quel fragile strumento che era la famosa lente dell’avaro, ci siamo, mi si passi la celia, costituiti nella famosissima Compagnia della Lesina, che ebbe le sue leggi e i suoi precetti, dai quali questo scegliemmo a nostro consiglio: che ciascuno debba guardarsi ed astenersi da ogni superflua ed impertinente spesa, come da fuoco, nè mai si spenda un quattrino se non per marcia necessità, perchè con tal regola e per tal via si dà buon principio all’augumentare, e far capitale. Quod est principalis intentio læsinantium

Con queste parole il ministro ricordava una curiosa facezia, ristampata più volte nel sec. XVII, col bizzarro titolo Della famosissima Compagnia della Lesina, dialogo, capitoli e ragionamenti. Il frontespizio porta in tutte le edizioni l’impresa della finta compagnia che è una lesina col motto, rimasto pure celebre:

138.   L’assottigliarla più meglio anche fora.


  1. 136.   Non importa.... Anselmo, date loro un quattrin per uno.