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[1947-1952] Frasi d’intercalare comune 709


Del citare Dante, nella Rassegna bibliografica suddetta, anno XII. aprile-giugno 1904, pag. 162 -171. Altre curiose osservazioni sulla facilità con la quale Dante è citato a sproposito specialmente dagli stranieri, erano state pubblicate dallo stesso Bellezza in altro articolo: Delle citazioni dantesche in alcune scritture forestiere, nel Giornale Dantesco, anno IV, 1897, pag. 175-180. Si veda pure, sempre dello stesso autore, una lettera al Direttore della Scuola Secondaria Italiana, nel num. del 13 maggio 1899 della citata rivista, sotto il titolo: Troppo Dante!

1947.   Io era tra color che son sospesi.

È Virgilio che parlando di sè dice di essere nel Limbo.

1948.   Qui si parrà la tua nobilitate.

1949.   Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.

1950.   Io fui sesto tra cotanto senno.

(Inferno, c. IV, v. 102).

Lo dice Dante di sè quando fu accolto nella schiera di Omero. Orazio, Ovidio, Lucano e Virgilio.

1951.   .... Il modo ancor m’offende.

(Inferno, c. V, v. 102).

1952.   S’io vegno, non rimango.

Questa frase dantesca richiama alla memoria un aneddoto della vita dell’Alighieri, che potrebbe credersi traesse origine dalla frase citata, se il significato non fosse affitto diverso. Con questa frase infatti l’Alighieri dice che se egli è sceso all’Inferno, non intende però di rimanerci, invece la novelletta che si narra è la seguente. Nella Vita di Dante di Giov. Boccaccio (Ediz. Macrì-Leone, Firenze Sansoni, 1888, pag. 60) leggesi che vedendo i fiorentini

mandarlo ambasciatore a Bonifazio VIII, mentre egli era col suo