Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capitolo terzo | 127 |
Frattanto le pioggie autunnali ingrossarono i fiumi e il Tevere ne divenne siffattamente gonfio, che straripò il giorno 9 dicembre e l’acqua crebbe tanto che fra il 10 e l’11 tutta la parte bassa della città ne fu inondata.
Roma fu frequentemente soggetta agli straripamenti del Te- vere: ma di solito le acque non superavano il livello di piazza del Pantheon e del Ghetto. Il Grandoni novera alcune delle inondazioni più violente e minacciose avvenute dal 1540 fino al 1805 ed afferma che questa del 1846 fu la più grave delle nove più impetuose da lui ricordate1, tanto che le onde si elevarono a metri 16.25 sopra il livello delle acque basse2.
«La piazza del Popolo e la via di Ripetta erano tutto un fiume che le onde spingeva con furia contro le case e le persone. Nè si potrebbe immaginare lo spavento del popolo, trovandosi ciascuno improvvisamente impedito a soccorrere e ad esser soccorso. Fra’ più minacciati era il sopra notato Ciceruacchio, che abitava in principio di via Ripetta. Levatosi per tempissimo la mattina del 10 e veduto dall’altura della sua casa l’immenso allagamento della città e della sottoposta campagna, senza metter tempo in mezzo, si getta in una barchetta e, parendo più curante dell’altrui danno che del proprio, attraversa piazza del Popolo, si spinge fuori della città, fino a Ponte Molle, entra nelle stalle, ricupera molti buoi, arreca pane e denaro alle desolate famiglie, quindi rientra in Roma; continua per le vie inondate, appresta ovunque soccorsi di viveri e di confortevoli parole; nè cessa dalla pietosa opera finchè le acque a poco a poco ritirandosi, non tornano nel loro letto. E se i popolani onorava Ciceruacchio con quell’esempio, faceva onore al patriziato il principe Borghese, non rimastosi inoperoso a quella calamità pubblica; largheggiando di aiuti, ovunque il bisogno li avesse richiesti; stimolato dalla gara in quei dì a fare opere lodevoli»3.
L’operosità generosa del capo-popolo, in questa dolorosa contingenza e della quale non isdegnò di occuparsi con cura di