Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/169

Da Wikisource.
162 ciceruacchio e don pirlone

di Roma, la colpa non sarebbe e non sarà di Pietro Sterbini, ma della Storia.

Il banchetto dunque si tenne: sedettero alle lunghe tavole, disposte a raggiera, dal centro, ottocento convitati, oltre parecchie migliaia di persone che, munite di biglietto, potettero assistervi nel recinto. «La statua emblematica di Roma, e ai piedi della medesima la lupa coi gemelli Romolo e Remo dominavano il banchetto. Il tempo bellissimo, amenissima la situazione, belli o almeno saporiti e acconci ai tempi i discorsi degli oratori e i versi dei poeti, applausi, evviva fragorosissimi, gioia in tutti i volti, uno sventolar continuo di fazzoletti, e perfino i melodici concerti della banda militare vennero a rallegrar la festa, che riuscì oltre ogni dire bella, animata e dilettevole. Chi non vi si è trovato non può concepirne um idea adeguata, e chi vi si trovò difficilmente potrebbe con appropriate parole descriverla»1.

A smentire poi solennemente le insinuazioni dello Spada, a mostrare come quella gente, raccolta sull’Esquilino a celebrare il natale di Roma, non solo non dimenticasse Pio IX, ma ne facesse il centro e l’obbiettivo principale de’ suoi voti e delle sue parole, basterà riportar qui qualche frammento delle cose dette dagli oratori.

Primo a parlare fu il marchese Luigi Dragonetti di Aquila, già deputato al Parlamento napoletano nel 1820, due volte condannato per cospirazione dal Borbone e quindi esule da Napoli e residente in Roma, il quale, ricordate le glorie e grandezze antiche e medioevali della città eterna e parlato del Campidoglio, del Laterano e Vaticano, continuò, passando in rassegna i vari secoli della storia della città: «E il vigesimosesto, ancor tutto vita e vigore di azione, non ci parla dai monumenti, ma porta in fronte, quasi dm stelle che non avranno occaso, i nomi il cui venerato suono andrà continuo da un confine all’altro del mondo, del Settimio Pio e del Nono. Del primo si sta pago ricordare che superò la fortezza del fortissima e più meraviglioso genio della modernità; ma del secondo, del tutto santo e pietoso e magnanimo Pio IX, angelo deputato dal

  1. G. Spada, op. cit., vol. I, cap. XIII, pag. 210.