Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/223

Da Wikisource.
216 ciceruacchio e don pirlone

Stato. Ma Federigo, nell’acuta perspicacia della sua altissima mente, si addolorò di quell’elezione, dicendo ai cortigiani che pur troppo egli avea perduto un caro amico ed aveva acquistato invece un nuovo e più terribile nemico, perchè la persona del cardinale Fieschi spariva e rimaneva assorbita in quella del Pontefice. Nemo Papa potesi esse ghibellinius, sentenziò l’Imperatore.

E le scomuniche contro di lui rinnovate da Innocenzo IV e le armi temporali suscitategli contro da lui, con ogni mezzo, tra il 1243 e il 1250, mostrarono la esattezza della previsione del glorioso imperatore.

E già un fatto consimile si era verificato nel 1210, quando Ottone IV, capo dei guelfi germanici - coronato imperatore da Innocenzo III, nel 1209 - fu costretto, nell’interesse dell’imperiale istituzione che egli rappresentava, a ribellarsi all’invadente assorbimento del Pontefice, quantunque guelfo egli fosse stato sempre prima di divenire imperatore. E come e perchè ciò avvenne? Perchè: Nemo Imperator potest esse guelfus.

Riepilogando, adunque, questa, forse non al tutto, inutile digressione, conchiudo che il Papato è quello che lo han fatto la tradizione, i concilii, i dogmi, i canoni, le donazioni di Desiderio, di Pipino, di Carlo Magno, gli ordini religiosi, la gerarchia ecclesiastica, le indulgenze, le scomuniche, il concilio di Trento, la società di Lojola, il che vai quanto dire diciotto secoli di storia; che il Papato è perciò una istituzione la quale assorbe di necessità in sè il Papa, chiunque esso sia, comunque esso si chiami prima di divenir Papa, per potente che egli possa avere l’ingegno, per magnanimo che possa avere il cuore, si chiami Ildebrando da Soana o Lotario de’ Conti, Enea Silvio Piccolomini o Prospero Lambertini, e lo identifica in sè e lo costringe a non essere altro che la istituzione medesima.

Una via sola, per quanto io mi vegga, avrebbe - e forse, ha - il Papato - e l’ho già detto in una nota precedente - a infrangere i ceppi di acciaio della tradizione dogmatica e ad affratellarsi nuovamente con la civiltà, e ad allearsi alla scienza... una grande e compieta riforma che rinnovi e ringiovanisca la Chiesa, ritraendola verso le sue origini, verso il Vangelo, verso quella santa e sublime legge di carità, di amore, di fratellanza che è