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230 | ciceruacchio e don pirlone |
la lotta irreconciliabile fra reazionari e liberali inesorabilmente avevano voluto e volevano, avevano imposto e imponevano cosi, non ostante le postume querele dello storico Balbo, non ostante i postumi sarcasmi dello storico Cantù. Ad ogni modo di quel motu-proprio si fece grande festa e una popolare dimostrazione andò a ringraziare e ad applaudire il Pontefice al Quirinale 1.
La sera del S novembre giungeva in Roma, con la sua famiglia, Gilberto Elliot Murray Kynynmond conte di Minto, noto nelle storie italiane di quei tempi col nome di lord Minto, membro allora del gabinetto inglese dei wighs, presieduto dal suocero di lui lord Russell e da lord Palmerston. Figlio di un uomo di Stato inglese, egli era nato, per combinazione, a Lione nel 1782. Allievo della Università di Edimburgo, era entrato nel 1806 nella Camera dei Comuni e nel 1814 in quella dei Lordi, sedendo sempre sui banchi dell’opposizione, durante i vari Ministeri succedutisi al potere fino al 1832, anno in cui salì alla direzione della cosa pubblica il suo partito, il quale lo inviò ministro plenipotenziario a Berlino. Nel 1835 entrò a far parte del Ministero Melbourne come primo lord dell’ammiragliato e durò in quell’ufficio fino al 1841. Nel 1846 tornò a far parte del Ministero Russell Palmerston.
Tali erano i precedenti dell’uomo cui il Governo inglese, ragionevolmente preoccupato dall’atteggiamento politico del Metternich e del Guizot tanto a riguardo delle discordie civili della Svizzera, quanto di fronte alle riforme inaugurate dai principi italiani, affidava nel 1847, una missione diplomatica in Isvizzera e in Italia.
A proposito di questa missione, assolutamente benevola pei principi e pei popoli italiani e diretta a rattenere le mal celate voglie di intervenzione armata del Governo austriaco, perfidiarono allora e poscia tutti i reazionari d’Italia e, più o meno, tutti gli storici della reazione, i quali accuse di slealtà e di doppiezza a larga mano affibbiarono a lord Minto 2.
- ↑ Pallade del 16 ottobre, n. 84; Diario di Roma del 16 ottobre, n. 33; Speranza del 20 ottobre, n. 12; foglio aggiunto settimanale del Contemporaneo del 19 ottobre, n. 3.
- ↑ A. Balleydier, op. cit., cap. II, pag. 35 e se.; E. Lubienschi, op cit. cap. IV, pag. 70; V. D’Arlincourt, op. cit., Ier partie, chap. II; P. Balan,