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italiana», fine che egli vuol raggiungere «con ogni sforzo, fosse anche con la vita»1.

Col Collegno poi fa uno sfogo confidenziale: «Credetemi, qui non si ha ancora l’idea di ciò che deve essere un ministro, ma voi pure non potete immaginare che cosa sia un ministro qui»2.

Non pare che le delizie del Governo pontificio, anco dopo che per venti mesi vi si erano introdotte riforme parecchie, fossero tali quali si piace dipingerle l’ottimo Spada.

Il Papa, sobillato continuamente dai gesuiti e dai gregoriani3, viveva sempre in paura, onde il giorno 20 febbraio volle passare in rivista le sei legioni della guardia civica nel gran cortile del Belvedere al Vaticano. I civici accorsi nelle file dei battaglioni sommavano ad ottomila, in bell’ordine e in ottimo arnese, proprio come vecchi soldati.

E, al solito, volle arringarli per dir loro che «egli vedeva in essi i nemici dell’anarchia, gli amici della Santa Sede e del Pontefice, Mio Dio! Benedite - conchiuse il Papa - questo corpo, e si conservi fedele a voi ed alla Chiesa; e chiuda gli orecchi ai pochi nemici insidiatori del bene». E benediceva i degni capi, i militi e le famiglie dei militi.

Sempre con quella fissazione dell’anarchia inchiodata nel cervello. Pio IX era dominato da una maledetta paura. Il poveretto ne aveva ben donde! Gli parlavano d’anarchia giorno e notte!

Frattanto si avvicinava il carnevale e la preoccupazione febbrile delle cose politiche - perchè il popolo istintivamente sentiva che in quel momento si trattava delle sorti e dell’avvenire della patria italiana - allontanava la gente dal parteciparvi con la consueta spensieratezza e col solito ardore. I giornali liberali procuravano, è vero, di alimentare quell’avversione al carnevale e ai divertimenti - cosa che fa andare su tutte le furie lo storico Spada - coi loro articoli, nei quali mo-

  1. P. D. Pasolini, op. cit, cap. V, pag. 81 e 82.
  2. Lo stesso, ivi, pag. 82.
  3. Che lo sobillassero lo dice il Grandoni, op. cit, pag. 131. Per la rivista del Belvedere oltre al Grandoni, ivi, vedi lo Spada, vol. II, cap. III; L. C. Farini, lib. II, cap. XI; A. Saffi, cap. V, pag. 168.