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con S. E. il generale conte Ausperg»1. La causa d’Italia sarebbe stata, come si vede, bene affidata!

L’altro fatto, «che sembrerà incredibile, perchè accaduto in un tempo in cui non potea essere più inopportuno e più pericoloso»2, fu questo che il gesuita padre Rossi, predicando, nella chiesa del Gesù, levò dal «pergamo un grido contro la Costituzione, asserendo non desiderarsi da tutti tal forma di Governo, e principalmente da coloro che vivono nella moderazione»3.

L’onesto Spada, cosi scrupoloso razzolatore dei più sciocchi pettegolezzi che possano in qualsiasi modo tornare contrari al partito liberale, non fece motto affatto della proposta relativa al generale De Kalbermatten; e parlò soltanto dello scandalo del padre Rossi, cercando di attenuare la cosa per quanto gli era possibile, sebbene non osasse negarla assolutamente.

E il bello poi si è che, dopo tali provocazioni, le quali - lo ripeto - non manifestavano alla luce del giorno che una centesima parte di ciò che si operava nelle tenebre, gli storici papalini e i dottrinari van sulle furie perchè il popolo gridava: Abbasso i gesuiti! Morte ai gesuiti! Ma se i reverendi padri seminavano vento come dovevano non raccogliere tempesta?

Il giorno 4 marzo giunsero in Roma le prime confuse notizie della rivoluzione parigina del 24 febbraio, e subito ne fu un grande fermento; non fu che il 5 successivo che la novella fu accertata per i dispacci pervenuti all’ambasciatore francese conte Rossi.

Non descriverò i festeggiamenti e le manifestazioni popolari a cui quel gravissimo avvenimento diede luogo in Roma. La repubblica, sostituita alla dinastia orleanese in Francia, era un fatto che sopravveniva a mutare completamente l’indirizzo che, fino a quel momento, avevano avuto le cose italiane, anzi era un fatto che influirebbe a determinare un immediato mutamento

  1. Vedi Gazzetta di Roma del 14 febbraio, n. 21, e il Contemporaneo del 19 febbraio, anno II, n. 19.
  2. B. Grandoni, op. cit., pag. 144. Il quale di nuovo lamenta la «malaugurata predica e la non perdonabile imprudenza del padre Rossi» a pag. 168.
  3. Lo stesso, ivi; L. C. Farini, op. cit, vol. II, lib. III, cap. I; Contemporaneo del 14 marzo, anno II, n. 81; Pallade del 13 marzo, n. 191, e del 14 marzo, n. 192.