Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/332

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capitolo quinto 325

giubilo, non una rassegnazione forzata: era un giubilo, che prorompeva per quanta opera si facesse per frenarlo. E la dignità della porpora non ci scapitava: si trattava della nazione: degli Italiani. E cosi andava, andava: stringeva di tratto in tratto la mano al tribuno di Trastevere; a noi volgeva compiacenti occhiate; e ripigliava, si ripeteva, non sapeva saziarsi di quell’argomento. La caduta di Vienna gli aveva dato quella parlantina che la morte di don Rodrigo dava a don Abbondio.

«— Ma non l’ha benedetta egli il Santo Padre questa cara Italia? - conchiudeva, riferendosi esso pure alla famosa benedizione più su mentovata - e come pensare che fruttuosa non dovesse riuscire quella benedizione? L’eco della gran voce di Pio si è sgomberata la via fino alla reggia dei Cesari, e la reggia è crollata. Son commosso anche pensando alla contentezza che ne avrà avuto il Santo Padre; son commosso - e si asciugava gli occhi - Ed ecco che l’Italia si avvia ora finalmente alla sua mèta trionfale.

«Ciceruacchio prese per oro di zecca tutta quella cicalata, e andò deviato in Trastevere a ripeterla. Canino ed io ci allegramm,o di quel discorso, non per le cose dette, ma perchè il dirle mostrava quanto la Curia fosse in fondo»1.

Il Circolo romano, fino dal 23 marzo, votava una petizione al Papa sottoscritta da Massima D'Azeglio, Rodolfo Audinot e Pietro Sterbini col quale si invocava la pronta organizzazione e partenza delle milizie; e nello stesso giorno il Circolo suddetto un altro indirizzo votava al Papa, concepito nei termini più lusinghieri per lui e pieno di sentimenti di devozione e d’affetto, per eccitarlo «ad adoperarsi perchè senza perdita di tempo, la rappresentanza di tutti gli Stati d’Italia promossa da lui si raccogliesse in Roma a Parlamento nazionale, a Dieta italiana».

Questo indirizzo era sottoscritto dai:

Padre Gioacchino Ventura per la Sicilia
Eugenio Albèri per la Toscana
Cav. Francesco Mortera pel Ducato di Parma
  1. C. Rusconi, Memorie aneddotiche citate, capit. V, pag. 36 e 37 Cf. con P. D. Pasolini, op. cit, cap. VI, pag. 107.