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volte minacciata, dell’ultimo loro esterminio: se non che la voce di Angelo Brunetti e il sopraggiungere di un popolo festevole, che cantava l’inno nazionale li rassicura d’un tratto e fa cangiare lo spavento in lagrime di gioia»1.

Il fatto fu lodato dalla stampa liberale2, ma porse motivo ai reazionari di suscitare il malumore e la collera del popolo minuto, ancora saturo dei pregiudizi instillati in esso da una falsa educazione, per effetto della quale gli Ebrei erano considerati eretici, empi, nemici della religione cattolica e crocifissori di Gesù3. I gregoriani e i nemici delle riforme soffiarono entro quelle vecchie faville: abilmente susurrarono e fecero credere, specialmente ai piccoli commercianti e ai lavoratori del rione Regola, confinante col Ghetto, che quella libertà concessa agli Ebrei si risolverebbe in grave danno per le loro industrie, cosi che, dal 18 sino al 30 di aprile, tumultuose raunanze di plebe avvennero nei dintorni del Ghetto, e furti e percosse a danno degli Israeliti, tumulti dei quali parla diffusamente il Grandoni, ma di cui lo Spada non fa neppure il più lieve cenno. Ed è cosa singolare questa, che può sembrare una voluta omissione, mentre traccie evidenti di quelle suggestioni e di quelle vessazioni rimangono nei rapporti dei comandanti di quei corpi di guardia della civica, situati in vicinanza dei luoghi nei quali i tumulti avvenivano4.

Ma l’esercito pontificio e i volontari, che si tenevano accampati sulla riva destra del Po, mentre sull’altra sponda i Piemon-

  1. B. Grandoni, op. cit., pag. 182.
  2. Pallade del 18 aprile, n. 221 e del 19 aprile, n. 222, in cui sono dedicati alla liberazione degl’Israeliti i due articoli di fondo; Contemporaneo del 20 aprile, anno II, n. 47; Epoca del 18 aprile, n. 28 e del 20 aprile, n. 30; Speranza del 20 aprile, anno II, n. 58.
  3. A dimostrare come e quanto questi sentimenti ostili agli Israeliti fossero profondi e potenti, produco un documento, al n. 75, assai importante, non tanto per le generose idee e i nobili sentimenti in esso espressi dal chiaro prof. Salvatore Betti, quanto per le riserve contenute nel rescritto di risposta, segnato a margine di quella lettera, di tutto carattere del sostituto ministro dell’interno dottor Luigi Carlo Farini. L’odio contro gl’Israeliti, non pur fra le plebi, ma anche fra il clero, era così radicato che un liberale sincero quale il Farini era costretto a dare, alla modesta e onesta richiesta dell’Università israelitica di Roma, tanto caldeggiata dal Betti, una così illiberale negativa.
  4. Documenti nn. 75, 76, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, e 86. Cf. col Grandoni, op. cit, pag. 185 e 186.