Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/376

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capitolo sesto 369

sull’Isonzo, che Massimo D’Azeglio, ito messaggero del generale Durando al re Carlo Alberto1, partecipava a questo l’ordine di varcare il Po, del quale il Durando comandò alle sue soldatesche il passaggio il 21 aprile, dopo che, per mezzo di staffetta il principe Aldobrandini, udito il Papa, lo aveva, in nome di lui, nuovamente autorizzato, con dispaccio del 18 aprile a «fare tutto ciò che giudicasse necessario per la tranquillità e il bene del Governo pontificio». Dai documenti nuovi che io pubblico sarà posto in maggiore rilievo ciò che, in genere si sa e si narra da parecchi fra gli storici di quegli avvenimenti e, cioè, che, lungamente, fu dibattuto fra il re Carlo Alberto, il generale Durando e Daniele Manin verso qual parte della sponda sinistra del Po l’esercito romano dovesse essere diretto. Da quei documenti si vedrà come, anche in ciò, la concordia degl’Italiani fosse turbata da considerazioni di indole politica e, sopra tutto, da spirito di interesse regionale. Si vedrà come il Governo provvisorio della Repubblica veneta mirasse ad avere l’esercito romano nel Polesine e nella Marca Trevigiana a propria tutela e difesa, mentre Carlo Alberto voleva, da prima, formarne la propria ala destra per l’investimento di Mantova. Il più singolare poi si era che, mentre, evidentemente, quell’esercito era stato raccolto per lanciarlo contro gli Austriaci, i Ferraresi, col cardinale Ciacchi alla testa, ne volevano serbata una parte a difesa della loro città contro la guarnigione austriaca, che stava racchiusa nella cittadella, il cardinale Marini, Legato di Forli, ne voleva lasciata a sé una parte per il mantenimento dell’ordine nella sua provincia e monsignor Ricci, Delegato di Ancona, ne reclamava una parte per la difesa di quella fortezza. Risulterà da questi documenti come, dopo lunghe controversie, si deliberasse di spartire l’esercito romano in due divisioni, delle quali l’una, formata quasi completamente di soldati regolari e capitanata dal Durando, doveva recarsi a Ostiglia ad aiutare il re Carlo Alberto, l’altra, composta quasi esclusivamente di volontari e condotta dal Ferrari doveva avanzarsi verso Padova, per accorrere sull’Isonzo o, almeno, sulla Piave a difendere il Veneto dall’esercito di Nugent; e risulteranno le alte querimonie del

  1. Vedi documento n. 67.