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Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/541

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534 ciceruacchio e don pirlone


Documento N. CIII.1

UFFIZIO DEL QUARTIER GENERALE.

Sezione... Titolo...


Eccellenza,

La guarnigione di Governolo, che l’altro giorno s’era così ben difesa, presa ieri sera da un timor panico inesplicabile, ha abbandonato il posto ed è venuta a Ostiglia ed è passata sulla destra del Po. L’E. V. certo non aspettava tal cosa. Neppure io. Ciò accade quando non vi è disciplina.

Le accludo il bullettino del Friuli che le mostrerà quanto sia necessaria colà la presenza di un corpo di truppa.

Ho già cominciato il mio movimento e domani parto col vapore, e la sera sarò a Rovigo. I Veneti ci aspettano a braccia aperte. Credo poterle dire che la Repubblica Veneta sta per spirare in &sce. e che lo Stato forte sul Po sarà formato. È la sola cosa che possa salvare l’Italia.

Con rispetto ho l’onore di dichiararmi,

Ostiglia, 26 aprile 18-t8.
Devotissimo servo
Il Generale comandante.


Al signor Ministro della guerra, Roma.


Documento N. CIV.2

MINISTERO DELL’INTERNO.

N. 26438.

27 aprile 1848.


Il sottoscritto, ministro dell’interno, si crede in dovere di partecipare all’E. V. la copia del dispaccio direttogli dall’Eminentissimo Legato di Ferrara in data 23 del cadente mese, N. 3827, intorno la grave situazione in che trovasi quella città ed ai provvedimenti che s’invocano.

L’E. V. è pregata a fare in modo che un corpo di 1000 soldati veri rimanga sempre in detta città di Ferrara, la quale ha di fronte 1400 soldati tedeschi e 45 cannoni. Così s’ella ne convenisse bisognerebbe ordinare barricate e disporre tutto ciò che è indispensabile per difendere la suddetta città; ma tali ordini dovrebbero essere solleciti in vista di quanto espone

  1. Dalle Buste della miscellanea politica ecc. Busta 25, Copertina 141. Questa lettera, di tutto carattere di Massimo D'Azeglio, fu inviata al Ministro della guerra senza la firma del generale Durando, il quale, evidentemente, si dimenticò di apporvela. Ora gli ultimi due periodi di questa lettera, che esprimono il convincimento del D’Azeglio e quello del Durando, dimostrano che anche il D’Azeglio era ormai a quei giorni animato dagli stessi impulsi egemoniaci piemontesi, da cui erano mossi il Balbo, lo Sclopis, il Pareto e che anche egli desiderava, come obiettivo finale della guerra, la formazione di un forte regno dell’Alta Italia e lo desiderava tanto, da scriverlo, assai imprudentemente, a nome del Generale pontificio Durando al Ministro della guerra dello Stato pontificio stesso.
  2. Dalle Buste del Ministero dell’interno. Busta 24. Copertina 138.