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accolta dal popolo romano con entusiasmo, come nuovo era il vedere il Pontefice usare cosi familiarmente con esso, in quel modo e in quell’ora. O voi, che con viso di scherno ricordate quelle manifestazioni, e disapprovaste il Principe che le accettò, voi non direte certo che quella fosse predisposta ed artificiale. La rivoluzione che traboccava, aveva libero sfogo per una via ed in un concetto che voi non comprendeste per isventura degli uomini, innanzi che turpi passioni lo turbassero e signoreggiassero il mondo, Quell’entusiasmo fu universale, e chi dice di non aver pianto a quello spettacolo, mentisce a sè medesimo» . . . . . . .1.

La scoperta dello Spada adunque è effimera e ridicola; e la dimostrazione che egli ha tentato di farne è più infelice ancora della falsa scoperta stessa.

Anzi la nessuna efficacia e il nessun valore delle prove addotte fa nascere un dubbio nell’animo di chi legge la storia dello Spada, se, cioè, egli per mancanza di perspicacia e di criterio non vedesse che quelle prove non reggevano alla stregua della logica più elementare, o se calcolatamente invece le adducesse cosi come le addusse, anche a costo di far brutta figura dinanzi ai lettori intelligenti, al solo fine di accalappiare, se gli veniva fatto, i lettori dall’ingegno più grosso e di maggior buona fede Da altra parte che, dopo le prime dimostrazioni, il Montanelli, il Mazzini, il Cattaneo e moltissimi altri patrioti e liberali soffiassero nel fuoco delle dimostrazioni, che alimentassero, ad arte, quel popolare fermento, che mantenessero viva l’agitazione e stimolassero il desiderio di sempre nuove riforme è cosa risaputa e scritta anche sui boccali di Montelupo; è cosa che nessuno nega, che tutti ammettono e confessano, perchè era cosa naturale, perchè, per tutti coloro che studiano la storia coi metodi razionali e sanno - cosa che non sa l’ottimo comm. Spada come essa sia retta e diretta da una legge logica che agisce nel mondo morale, con la stessa insita sapienza con cui una legge ugualmente logica regge e governa il mondo fisico, quell’azione eccitatrice dei rivoluzionari italiani era, e non poteva

  1. F. A. Gualterio, op. cit., vol. V, cap. III, pag. 49 e seg. Cf. con Rodolphe Rey, op. cit, liv. III, chap. I, pag. 183; e con M. Minghetti, op. cit, vol. I, cap. V, pag. 192.