Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/82

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capitolo secondo 75


«È raro che nei matrimoni costoro escano dalla loro classe. A colpo d’occhio s’osserva la differenza che è fra costoro e la rimanente popolazione. La struttura quadrata dei loro corpi, il volume e il modello dei muscoli, le nobili attaccature, la complessione asciutta, senz’adipe, senza pancia, mentre a Roma ambi i sessi nelle altre classi tendono al tondo ed al rilassato, li mostra veri discendenti di quei legionari, che, portando nelle marcie oltre le armi, oltre i viveri, anche un palo per l’accampamento, ogni sera dolevano fortificare questo con fosso e spalto, prima di riposarsi. I bassorilievi ci mostrano, in marmo, come erano fatti questi antichi uomini di ferino, ed i carrettieri del vino ce li mostrano oggi in carne e d’ossa.

«Son gente rozza ed ignorante, è verissimo; ma nel loro aspetto, ne’ loro atti, nel modo di stare, d’andare, d’atteggiarsi, è un’espressione altiera, una sicurezza orgogliosa, che in nessun popolo del mondo m’è accaduto d’incontrare; ed è impossibile non rimanere colpiti dai caratteri di superiorità che appaiono in codesta parte della popolazione; la quale, nelle fattezze, nell’espressione, nel modo di vivere, e perfino nei materiali, negli attrezzi delle loro industrie, mostra un grandioso affatto speciale a loro; una maestà, un far da padroni, che si cerca invano nelle classi elevate»1.

Molti di questi tratti caratteristici si riscontravano in Ciceruacchio. Di statura appena superiore alla mezzana, robusta, dalle larghe spalle, dal largo torace, dalle gambe muscolose ed ercoline, Angelo Brunetti aveva viso largo ed aperto, di carnagione biancorosea, circondato da una folta chioma, alquanto ricciuta, di capelli castano-chiarissimi. Giusta egli aveva fronte, il naso profilato, occhi azzurri, espressivi, ridenti, attorno alle gote egli aveva la barba bionda, non molto lunga, e il capo, così vivo e spigliato, posava sopra un collo grosso e taurino.

Vestiva sempre, anche dopo che divenne assai agiato, anche dopo che ebbe acquistato una certa celebrità e una grande autorità, modestamente, ma non senza una certa eleganza, il co-

  1. M. D’Azeglio, I miei ricordi, undecima edizione, Firenze, P. Barbèra, editore, 1883, cap. XXII, pag. 304 e 305.