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76 ciceruacchio e don pirlone

stume del popolano romanesco. Giacca corta, per lo più di velluto, sopra corto panciotto, calzoni stretti al ginocchio e allargantisi a campana sul collo del piede: attorno alla vita larga sciarpa di seta, fazzoletto di seta a Aerami attorno al collo; io testa cappello a cencio, un po’ alto ed aguzzo verso la punta, quasi alla foggia calabrese 1.

Nei complesso la sua figura e la sua fisonomia piacevano a prima vista, e facevano apparire Angelo Brunetti per un bell’uomo, e, ciò che più importa, per un uomo grandemente simpatico.

V’era in lui quella certa fierezza, quella certa disinvolta alterigia e nobiltà di mosse e di atteggiamenti di cui parla il D’Azeglio, non disgiunta da una tendenza naturale alla giovialità e alla giocondità. Era uomo coraggioso e facile all’ira, ma nobile qual’era, facile al perdono e all’oblio delle offese. C’era un po’, anche in lui, quella specie di propensione, generale nei Trasteverini, nei Regolanti, nei Monticiani, ad atteggiarsi alquanto allo spavaldo ed al gradasso. Parlava alla buona, quasi sempre in dialetto, ma con facilità e - quando non era posto in soggezione dalla presenza di persone di qualità, di studi, d’ingegno anche con molta efficacia. Ma in presenza di gente colta più di lui, la sua modestia, il sentimento della propria inferiorità, la coscienza della propria ignoranza, lo facevano timido ed impacciato.

Cordiale, leale, compassionevole, soccorrevole, generoso, fin troppo, fin quasi alla prodigalità, ora amico delle liete brigate, dei ritrovi numerosi, delle merende, delle cene e alquanto dedito al vino.

Mai senti, o mai, almeno, dimostrò di sentire né orgoglio, né ambizione: uomo alla mano, affabile, ingenuo, primitivo, un po’ rozzo ne’ modi, fu sempre di grandissima buona fede, credulo oltre misura, e accessibilissimo quindi all’influenza che riuscivano ad esercitar su di esso coloro che no sapevano più di lui, e che conoscessero l’arte di pervenire - ciò che era assai agevole - a inspirargli fiducia e ad acquistarsi la sua benevolenza.


  1. Affermazioni concordi del dott. Mattia Montecchi, del conte Luigi Pianciani, del dott. Pietro Guerrini, del cav. Giuseppe Benai, di Luigi De Luca, del colonnello Giacinto Bruzzesi, del cav. Giulio Buti, i quali tutti ebbero consuetudine, familiarità. ed amicizia con Ciceruacchio.