Pagina:Collezione d'opuscoli scientifici e letterarj 4.djvu/83

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chiama ancora le testimonianze dello Stoico Perseo, di Plutarco, e di altri che assegnano all’Idolatria la medesima origine. Fissato quasi per universale proemio un tal principio si fa il dotto Scrittore a trattar d’appresso il suo argomento, e passando in rivista alcune piìi celebri Cosmogonie della Grecia, non ne trova pur una che ad Amore assegni il titolo, e gli attributi di Creatore. Rammenta inoltre le opinioni tutte de’ Caldei, de’ Fenici, de’ Persiani, degl’Indiani, degli Egizj, de’Celti, degli Etrusci, e ovunque incontra l’istesso silenzio. Traduce di poi letteralmente un passo di Esiodo, in cui l’Anonimo pretendeva, che si dicesse, che l’Amore è l’anima, e il Creatore del Mondo, ma dove in realtà nulla si dice di questo. Pone altresì in chiaro l’acuto Estensore una nuova falsità esposta in termini misteriosi, ed equivoci, con cui si vorrebbe fare Orfeo autor di un Inno all’Amor Cosmogonico. Qualunque sia quest’Inno citato dall’Anonimo, o il 57. d’Esiodo, o quello a Protogono, osserva l’Autore, che in niuno d’essi si fa parola di Cosmogonia. E’ inoltre assai probabile, che tali Inni oltre ad essere apocrifi, sieno di data assai recente, onde a che citarli senza fissarne l’epoca? Ma come avrebbero gli antichi concesso ad Amore il titolo, è gli attributi di Creatore, se non era da essi neppur collocato fra gli Dei Maggiori?, L’Anonimo si era solennemente vantato di voler provare con tutti gli Scrittori dell’antichità, che l’Amore ottenne in Grecia un tempio, delle statue, ed un culto; ma chi’l crederebbe? Tutta la promessa svanisce in declamazioni, e inutili discorsi: ei non giunge a trovar in tutta la Grecia un solo