Pagina:Collodi - Storie allegre.djvu/52

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― Vuoi dunque proprio andartene?

― Anche subito.... Ma lei mi faccia il piacere di non mandarmi dietro quel solito canaccio nero, perchè, se no, Filiggine, dopo cinque minuti, mi riporta di peso in questa stanza.

― Non aver paura. Filiggine senza il mio comando, non si muove di qui. E quanto sei lontano da casa tua?

― Dimolti, ma dimolti chilometri.

― E prima di metterti in viaggio, non senti bisogno di mangiar qualche cosa?

A dirla schietta, lo scimmiottino non aveva l’ombra della fame: ma tentato dalla sua gran ghiottoneria, rispose abbassando gli occhi e facendo finta di vergognarsi:

― Un bocconcino lo mangerei volentieri! ―

Alfredo sono il campanello d’argento, e il servo portò in tavola un cestino pieno ricolmo di bellissime pesche.

Lo scimmiottino non le mangiò, ma le divorò in un baleno.

Dopo le pesche, vide presentarsi un canestro di ciliege così grosse, così mature e così rilucenti, che facevano venire l’acquolina in bocca soltanto a guardarle.

Pipì se le sgranocchiò tutte, a tre e quattro per volta: ma non volendo passare per uno scimmiottino ineducato lasciò nel canestro i nòccioli, le foglie e i gambi.

Quando si senti pieno fino agli occhi, allora si alzò da tavola, e fatta una bella riverenza, disse al padroncino di casa:

― Arrivederla, signor Alfredo: scusi tanto l’incomodo, e mille grazie della sua cortesia.

― Addio, Pipì. Fa’ buon viaggio, e tanti saluti a casa. —

Lo scimmiottino si avviò per andarsene: ma in quel