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mentre vide entrare il cameriere con un paniere di frutta, che mandavano un odorino da far resuscitare un morto.

― E quelle, che frutta sono? ― domandò, tornando due passi indietro.

― Quelle son nespole del Giappone ― rispose Alfredo. ― Le avevo fatte preparare per la tua cena di stasera. ―

Pipì rimase un po’ pensieroso, e poi disse:

― Pazienza! ― E fattosi un animo risoluto, si avviò di nuovo per partire.

Giunto però sulla porta della sala, si trattenne alcuni minuti. Quindi, volgendosi al giovinetto, gli chiese:

― Scusi, signor Alfredo, che ore sono?

― Mezzogiorno preciso.

― Mezzogiorno?... A dir la verità, mi pare un po’ tardi per mettersi in viaggio.

― Tutt’altro che tardi. Ti restano ancora sette ore di giorno chiaro, e in sette ore si fa dimolta strada.

― Ha ragione e dice bene. Dunque arrivedella, signor Alfredo, scusi tanto l’incomodo, e mille grazie della sua cortesia. ―

E questa volta partì davvero. Ma dopo un quarto d’ora, Alfredo se lo vide ricomparire in sala, tutto ansante e trafelato.

― Che cosa c’è di nuovo? ― gli domandò il giovinetto.

― C’è di nuovo ― rispose Pipì ― che questo sole sfasciato mi dà una gran noia e mi fa abbarbagliare gli occhi. Non potrebbe, di grazia, prestarmi un ombrellino di tela da pararmi il sole?

― Volentieri.

Alfredo chiamò il cameriere: e il cameriere portò su-