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SONETTO C
Di breve povertà larga ricchezza,
Exempio a’ servi Tuoi, Signor, mostrasti
Con Topre, e poi con le parole usasti
Semplice gravitate, umile altezza,
E d’ambedue con pura alma dolcezza
Si vivo del Tuo sol raggio mandasti
Ch’essi ebber con desii purgati e casti
D’aspramente morir somma vaghezza,
Acciò che ’l grido Tuo grande per loro
Fosse dal sordo e falso mondo inteso,
Grido che dal Ciel chiama a vera vita;
Onde spirando il santo foco acceso
Ne mostra la via dritta al bel tesoro
Da Te serbato a noi, ch’era smarrita.
SONETTO CI
Le nostre colpe han mosso il Tuo furore
Giustamente, Signor, nei nostri danni;
Ma se l’offese avanzano gli affanni
D’assai la Tua bontà vince ogni errore.
Chiede mercé ciascun, carco d’orrore,
Deposta la superbia e i ricchi panni;
Non fe’ ragion in lungo volger d’anni
Quel che ’l divin giudicio ha in si poche ore.
Vede ’l passato mal, piange ’l presente,
Teme ’l futuro, e più il supplicio eterno,
Ché tal vita tal pregio al fine apporta.
Scorga il bel raggio Tuo la cieca gente,
Senta il rimedio del Tuo amor superno,
Aprasi di pietà l’immensa porta.