Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/195

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avea posta Minos alli Ateniesi, che per vendetta d’Androgeo suo figliuolo ogni anno mandassono sette loro cittadini al Minotauro in Creta, essendo uno dei sette cavati per poliza, l’uccise per consiglio di Dedalo, et uscie del laberinto, e menonne furtivamente le figliuole del re Minosse; cioè Fedra et Arianna. E per questo, indegnato il re Minos, mise Dedalo e il suo figliuolo Icaro, in una torre ch’era in pregione, della quale fingono i poeti che uscissono volando, fabricandosi l’alie1 delle penne delli uccelli che pigliavano; benchè la verità fosse che furtivamente ne uscissono e fosseno portati via per mare, e navigando annegò Icaro, onde fu poi chiamato il mare icareo. E però fingono i poeti che Minos, perchè fu giusto latore delle leggi, fosse giudice costituito dell’infernali; ma lo nostro autore finge che questo uficio sia di uno demonio, il quale per servare in parte la poesi de’ poeti; cioè secondo il nome; egli lo nomina Minos: imperò che non è consonante alla ragione che li uomini sieno posti per giudici dell’inferno. E questo finge per fare verisimile la fizione; ma, quanto alla verità, nell’inferno non è bisogno di giudice: imperò che l’anima giudica sè medesima, come si parte dal corpo, di quello che è degna, costrignentela a ciò la coscienzia sua. E questo intese l’autore per Minos; cioè la coscienzia umana, la quale è vero giudice in ciascuno che la à, e questo dico per molti che, mentre che vivano, non pare che abbino coscienzia, benchè alla fine la convegna loro avere, costrignendoli la divina Giustizia. E questo finge l’autore ancora, per verificare l’allegorico intelletto, lo quale è dello stato de’ mondani: imperò che ciò che dice litteralmente dell’inferno, allegoricamente s’intende de’ mondani che sono viziosi e peccatori, come già è detto; li quali ànno giudice nel mondo che li giudica secondo che di loro vede, e questo è lo giudicio umano non sempre dirizzato dalla ragione: però che alcuna volta s’inganna, e però seguita: e orribilmente ringhia. Ringhiare, secondo il volgare, è suono che fa lo cavallo che si dice annitrire: puossi ancora appartenere al porco, come dice il Grammatico, et intendesi il detto Minos orribilmente; cioè facendo orribile e spaventevole suono, ringhia; cioè fa come il porco, o come il cavallo. E notantemente attribuisce lo suono delli animali bruti al dimonio: però che secondo la lettera è convenevole, et anche secondo l’allegoria: imperò che il giudicio umano spesse volte giudica contra ragione e spaventevolmente diffama altrui. Esamina le colpe; dell’anime, nell’entrata; del cerchio: Giudica e manda, secondo ch’avvinghia; cioè secondo che comprende essere colpevole, così giudica e manda l’anime al cerchio dovuto a loro. E ben fece l’autore a porre il giudice in questo secondo cer-

  1. C. M. ali